La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma ha confiscato questa mattina beni per un valore di oltre 6 milioni di euro ad una nota famiglia di imprenditori. Tra i cespiti in confisca – il cui valore è risultato del tutto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, modesti o addirittura nulli – rientrano 10 lussuosi appartamenti (uno ubicato ad Anzio e 9 nel quartiere Eur, a Roma), un’auto, due motoveicoli e disponibilità liquide. Destinatari del provvedimento sono un imprenditore deceduto a gennaio di quest’anno, il figlio di 51 anni, la ex moglie di 73 anni ed una quarta persona di 56 anni. Le indagini delle fiamme gialle avevano permesso di smascherare un collaudato sistema illecito, con plurimi fatti di bancarotta in danno di 6 imprese, intestate a compiacenti “teste di legno” e con circa 3.500 dipendenti su tutto il territorio nazionale. I profitti ricavati dalla distrazione delle risorse economiche delle società fallite venivano impiegati per investimenti immobiliari.
“I Militari della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un decreto di confisca emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino, avente ad oggetto immobili, disponibilità finanziarie e automezzi per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro.
Destinatari del provvedimento sono gli imprenditori A. E. (classe 1945 – deceduto a gennaio di quest’anno), il figlio M.(classe 1968), la ex moglie G. E. (classe 1946) e O. M. J. D. (classe 1963).
L’odierna operazione costituisce l’epilogo di meticolosi accertamenti patrimoniali, svolti dal Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, a seguito di indagini scaturite dal fallimento di una serie di società operanti nel settore delle pulizie.
Le investigazioni avevano permesso di smascherare un collaudato sistema illecito posto in essere da un’associazione per delinquere che ha commesso plurimi fatti di bancarotta in danno di 6 imprese, intestate a compiacenti “teste di legno” e aventi circa 3.500 dipendenti su tutto il territorio nazionale.
Per tali reati, nel 2010, G. E., il figlio M. e O.M. J. D. erano stati tratti in arresto dalle Fiamme Gialle.
I profitti ricavati dalla distrazione delle risorse economiche delle società fallite sono stati impiegati per investimenti immobiliari realizzati attraverso un’ulteriore società riconducibile ai coniugi A.-G.
L’operazione odierna testimonia l’impegno quotidianamente profuso dalla Guardia di Finanza per l’individuazione e la conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità, al fine di restituirli alla collettività”.