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APRILIA – “L’Angioletto Nero” del Maestro Guadagnuolo esposto nella chiesa “Annunciazione Beata Vergine Maria”.

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L’artista, Ambasciatore di Pace, Francesco Guadagnuolo ha realizzato una scultura-installazione “L’Angioletto nero” rifacendosi ad una vecchia canzone del 1968 quando Fausto Leali cantava un brano blues di 20 anni prima (1948): “Angeli Negri” (di Pedro Infante). Ecco la sofferenza umana che riappare. Da questa canzone, uno spirito si solleva con le ali di un angioletto su una società distratta per lo più da superficialità ed individualismo. È un canto musicale che riferisce di un pittore di Santi e Madonne a cui si chiede di dipingere un angioletto nero accanto alla Vergine Maria. Una splendida melodia per dare risalto alla non diversità tra gli umani di ogni colore, in quanto tutti apparteniamo all’unica famiglia umana.

L’opera scultorea-installazione di Guadagnuolo “L’Angioletto nero” sarà inaugurata sabato 21 dicembre 2019 alle ore 19,00, nella chiesa “Annunciazione Beata Vergine Maria”, Via Genio Civile, 312 – Aprilia (LT), nell’ambito dei Grandi Eventi dell’Agro Romano Pontino.

La scultura vuole raffigurare il bambino di colore nero, che dopo un angoscioso esodo,  viene appoggiato in una mangiatoia a forma di Croce (simbolo della passione di Gesù Cristo) con le braccia e le mani che avanzano contente verso di noi. Questo gesto vuole ricordare l’attenzione verso i diritti dell’infanzia. L’opera di Guadagnuolo è diventata simbolo umanitario e ci fa intendere nel profondo le sciagure che accadono nel mondo per tutte le atrocità subite dai bambini in guerre e conflitti. Guadagnuolo, come artista umanitario Ambasciatore di Pace   dell’Universal Peace Federation – ONG accreditata con “Special Consultative Status” presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite  – rievoca il rispetto dei diritti umani e dell’infanzia contro ogni forma di ingiustizia, proponendo principi per una confronto sull’Umanesimo contemporaneo per la protezione della vita.

Calogero Rotondo per questa opera scrive: «È così che la scultura-installazione assurge quale “personificazione del profondo dolore umano che purtroppo ritorna tragicamente come in quell’estremo cammino della speranza”. In questo contesto l’arte di Francesco Guadagnuolo con questa nuova opera “L’angioletto nero” costituisce un unicum perché il suo genio artistico, inquieto e pieno di sensibilità, plana, con la sua azione non astratta e la sua arte legata nella realtà, in uno spazio che include non solo l’impegno civile ma anche l’azione della politica come campo in cui si possano far nascere e realizzare progetti e aspirazioni volti al raggiungimento di principi e obiettivi di grande idealità sociale.

I diritti umani e dell’infanzia non sono stati mai così in pericolo e garantirli non è mai stato tanto attuale; nel nostro tempo, infatti, assistiamo a un non rispetto e a una nuova violenza. … Non si è ancora capito che il mondo sarà salvato dalla bellezza solo se la pace tra i popoli e i valori fondamentali dei diritti umani saranno salvati dall’uomo. È pertanto questo il vero messaggio dell’artista siciliano e della sua opera simbolo umanitario perché la funzione dell’arte per il benessere della società è anche quella di far tornare a vivere i valori veri dell’umanità e della solidarietà.

Infatti, l’arte di Guadagnuolo non è solo “transrealismo”, ossia arte rivolta al superamento della realtà, ma è anche arte intrisa di umanesimo e piena di vitalità interiore. Per dirla con Rosario Assunto, con il pensiero del pensatore e filosofo di Caltanissetta, essendo arte valida per gli scrittori e per gli artisti e non per l’uomo comune, ci fa capire il senso vero dell’arte e l’identità di Guadagnuolo; la tesi di Assunto riferendola agli artisti si rivela così: “la vita di un artista va letta come riverbero della sua opera e non viceversa poiché per l’artista viene prima essendo l’artista uno che riflette il proprio pensiero sicché le fasi del suo vivere sono passi verso il più o meno precoce o … tardivo auto chiarificarsi della vocazione artistica; ossia di Guadagnuolo l’identità va cercata non nella vita ma nell’opera, commentando, se mai la vita alla luce dell’opera”. La sua poetica artistica non è fantasiosa ma concreta e post-moderna, orientata al recupero delle forme ermetiche e superate della realtà».

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