“Siamo pronti a votare a favore del nuovo piano rifiuti regionale, a condizione che vi sia una convergenza su alcuni principi inderogabili: 1) autosufficienza regionale, 2) autosufficienza degli Ato, 3) creazione di 6 e non 5 ambiti territoriali ottimali, 4) la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore.
Prendiamo atto che finalmente, dopo oltre 7 anni dal primo annuncio, abbiamo un piano rifiuti. Questo non significa che quello presentato vada bene così com’è. Abbiamo constatato che rispetto a quanto indicato nelle linee guida non sono stati inseriti principi essenziali, come l’autosufficienza regionale, l’autosufficienza degli Ato e la formazione di 6 e non 5 ambiti territoriali ottimali. Manca un chiaro richiamo al principio dell’autosufficienza.
Inoltre Roma città ha bisogno di un suo ambito territoriale ottimale, che peraltro converrebbe sicuramente più alla Capitale stessa che alle province.
Ritengo opportuno insistere su questo punto perché occorre ‘obbligare’ gli eventuali sei Ato ad autodeterminarsi. Ogni Ato deve pensare di chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio ambito e deve determinare l’impiantistica necessaria a soddisfare il proprio fabbisogno senza scaricare su altri le proprie incapacità e irresponsabilità.
Inoltre riteniamo che con il piano presentato non si arrivi alla chiusura del ciclo dei rifiuti.
Lo dicono i numeri. Secondo i dati Ispra 2018 nel Lazio vengono prodotti più di 3 milioni di tonnellate di rifiuti, di questi 1,4 milioni sono raccolti in maniera differenziata, mentre 1,6 milioni riguardano l’indifferenziata. Dal momento che l’obiettivo è quello di raggiungere oltre 2,1 milioni di tonnellate nella differenziata (70% entro il 2025), abbiamo bisogno di impianti per il trattamento della frazione umida per almeno 840.000 tonnellate. Gli impianti attuali ne possono coprire solamente 310.000. Ci sarebbe quindi un deficit di oltre 500.000 tonnellate.
Analogamente oggi vi sarebbero 417.150 tonnellate destinate ad impianti per la valorizzazione del Cdr, di queste circa 250.000 vengono trattate nel sito di San Vittore, unico al momento operante nella nostra regione. In questo caso c’è un deficit di quasi 200.000 tonnellate di rifiuti.
Proprio per cercare di chiudere il ciclo dei rifiuti ho quindi presentato un emendamento che prevede la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore da aggiungere a quello di San Vittore. Mi auguro che l’amministrazione regionale voglia sostenere la nostra proposta.
Ma questo piano a nostro avviso presenta anche altri limiti. Non è cogente, non obbliga nessuno a realizzare ciò che viene deciso. A mio parere bisogna rendere funzionali gli Ato. Altrimenti rimangono i buoni propositi ma senza possibilità di attuazione. Mancano infatti regolamenti e forme di gestione degli Ato.
E’ lecito chiedersi, chi convoca gli ambiti territoriali ottimali? Cosa deliberano? Come assumono le deliberazioni, a maggioranza semplice, a maggioranza convenuta, all’unanimità? Ecco perché occorre modificare la legge n. 27/98, altrimenti non riusciremo a fare nulla.
A tal proposito apprezzo il fatto che la provincia di Latina si appresta ad approvare una proposta di legge proprio per rendere cogente e coattivo il piano regionale. In questo modo tutti sarebbero messi davanti alle proprie responsabilità”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare.