«Questa notte si è conclusa l’avventura che ha coinvolto volontari e cittadini attorno al nido che una tartaruga aveva deposto alla fine dello scorso mese di giugno sulla costa dì Torvaianica. Dopo un’attesa durata 64 giorni e 64 notti, il personale di Tartalazio, la Rete della Regione Lazio che si occupa della tutela delle tartarughe marine e che ha seguito fin dal primissimo momento tutte le operazioni di messa in sicurezza e gestione del nido, ha deciso, sotto il coordinamento dell’Istituto Anton Dohrn di Napoli, di ispezionare la camera di deposizione per valutare il da farsi. E se la nidificazione di una tartaruga marina a Torvaianica era già un evento speciale, del tutto eccezionale ė stato il risultato dell’ispezione.
Ma andiamo con ordine. Dal 12 agosto tutto era stato preparato per la tanto attesa schiusa e la corsa dei tartarughini verso il mare. Dalla costruzione di un corridoio di lancio, al posizionamento di una webcam per assistere in streaming all’evento, ai corridoi per il pubblico per rispettare le norme anti Covid. Turni di sorveglianza h24 per garantire la sicurezza alla nidiata in ogni momento del giorno e della notte. Addirittura un piano per far spegnere le luci dei condomini retrostanti per evitare che i neonati rimanessero disorientati e sbagliassero strada. Passato ferragosto l’attesa entrava nella fase saliente e centinaia di persone si affacciavano al gazebo dei volontari a chiedere ansiosamente notizie sulla vita delle tartarughe e sui presunti tempi della schiusa. I tempi dettati dalle conoscenze che si hanno su questi animali prevedono un’infinita dote di pazienza perché la durata dell’incubazione può variare in funzione di parecchi parametri. Il nido aveva caratteristiche apparentemente perfette: lontana dal mare ed al riparo dalle mareggiate, in lieve pendenza su una duna e quindi facilmente drenabile dalle acque piovane, temperatura della sabbia fresca ma comunque buona. Dunque le premesse per un successo c’erano tutte.
Eppure nonostante fosse passata una settimana dalla data prevista per la schiusa, nessun segno annunciava l’uscita dei neonati. A quel punto era necessario intervenire per vedere se le uova avessero qualche problema o se fosse opportuno continuare nell’attesa. In piena notte, per evitare il caldo che avrebbe potuto danneggiare le uova o i piccoli, ed utilizzando solo luci rosse, che i rettili non percepiscono, si è così avviata l’ispezione. E qui purtroppo è arrivata la sorpresa che nessuno si aspettava. La camera di deposizione era di dimensioni inferiori alla norma e che conteneva non più di una quindicina di uova (di solito sono tra 80 e 100), molte delle quali piccolissime e tutte inesorabilmente vuote. La cosa è assolutamente sorprendente ed è giustificabile solo con l’infertilità delle uova deposte da mamma tartaruga, un evento rarissimo e del tutto imprevedibile, tanto che anche dall’Anton Dohrn hanno manifestato la propria sorpresa per il fenomeno, più unico che raro. Le uova sono state raccolte e trasportate all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana per le indagini del caso.
Il risultato, che ha provocato un ovvio dispiacere tra tutti quelli che speravano nell’uscita dei tartarughini, è dunque imputabile esclusivamente alle condizioni della madre e non a situazioni locali. Sarà molto interessante cercare di capire quali problematiche hanno impedito alle uova di essere fecondate.
Rimane la meravigliosa avventura di una tartaruga che, in questa estate di distanziamento sociale, è riuscita ad aggregare oltre 60 volontari che hanno vegliato giorno e notte ed ad affascinare centinaia e centinaia di cittadini, grandi e soprattutto piccoli, sul tema della difesa del mare e dei suoi abitanti. Ci pare necessario ringraziare tutti coloro i quali hanno reso possibile lo svolgimento di questa storia, dal Comune di Pomezia alla Capitaneria di Porto, dai volontari di Sea Shepherd a quelli della Lega Navale, dallo Stabilimento Bora Bora a tutti i cittadini che hanno dato una mano, anche solo di incoraggiamento a tutti quelli che hanno lavorato attivamente attorno al nido per oltre due mesi.
Speriamo che mamma tartaruga torni presto a nidificare con maggior fortuna sulle spiagge di questa parte del Lazio».