Audizione in commissione agricoltura in Regione, ieri, per la moria del kiwi: l’associazione Aspal chiede interventi a sostegno delle aziende danneggiate. Alla riunione, ieri, in videoconferenza, erano presenti tutte le organizzazioni professionali di categoria. “Alla segreteria della commissione – spiega l’Aspal, l’Associazione Produttori Agricoli Laziali – abbiamo espresso tutta la preoccupazione per questa fitopatia, che sta diventando per le piante di kiwi sempre più un’epidemia, con continue perdite di produzione, di reddito, di posti di lavoro, e soprattutto comporta un rischio serio di perdere i mercati europei ed extraeuropei”. Od ora nel Lazio, sono andati persi oltre 2.000 ettari di kiwi, a fronte degli oltre 10.000 coltivati. Alla Regione è stato chiesto di sostenere le aziende del territorio, che hanno subito danni dalla moria, con indennizzi a fondo perduto per ripartire e reimpiantare gli ettari perduti.
“Secondo il nostro parere, – prosegue l’Associazione -bisogna fare in modo che la ricerca trovi al più presto nuovi cultivar molto più resistenti alla moria ed anche alla batteriosi del kiwi, cosi come avvenuto in passato contro la fillossera della vite; visto che fino ad ora nel Lazio, abbiamo perso oltre 2.000 ettari di kiwi, a fronte degli oltre 10.000 coltivati.
Un’altra cosa molto importante che l’Aspal ha fatto presente, e lo farà anche in futuro, è quella di sostenere le aziende del nostro territorio che hanno subito danni dalla moria, con indennizzi a fondo perduto per ripartire e reimpiantare gli ettari perduti. Questo non deve però avvenire come in passato con il batterio killer sul kiwi, dove è stata emanata una graduatoria che ha premiato i primi, a scapito degli altri che invece hanno preso solo le briciole.
Aspettiamo con fiducia, segnali importanti dopo questa audizione da parte della Regione ed anche da parte del Ministero di competenza.
L’ Aspal continuerà a portare avanti le proprie posizioni e le sue proposte, sperando che si trovi al più presto una soluzione a questo grave problema che rischia di farci perdere l’ultimo treno per tenere viva la nostra agricoltura, ormai agli sgoccioli”.