Ordine di Roma e Federazione nazionale degli infermieri pronti a tutelare Claudia Alivernini, infermiera prima vaccinata italiana contro Covid, dalle minacce da parte di chi riesce perfino a negare che nel mondo ci sono 80 milioni di casi confermati, quasi due milioni di vittime e che tutti i paesi sono uniti in prima linea nella lotta al virus.
È inconcepibile che Claudia Alivernini, simbolo del compito di tutela verso i cittadini degli infermieri nella pandemia, possa essere attaccata e minacciata, anche di morte.
È inconcepibile non solo dal punto di vista umano, per il quale non si capisce che tipo di bersaglio possa rappresentare la nostra collega che ha svolto a testa alta il suo dovere di persona e di infermiera e soprattutto quali sono le basi di questi assurdi attacchi alla persona, ma ancor di più rispetto alla professione che per sua natura è di tutela della salute degli assistiti come prescrive a chiare lettere il nostro Codice deontologico a cui nessun infermiere può derogare.
L’ordine di Roma – è un impegno immediato del suo presidente – a cui Alivernini è iscritta e la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche che ha come sua mission quella di tutelare la professionalità, l’integrità etica, morale e deontologica degli infermieri, compiranno tutti i necessari passi di tutela della professione, sia dal punto di vista legale che umano, rendendo onore anche così a ciò che rappresentano le decine di migliaia di contagi e le decine di decessi tra gli infermieri in Italia durante la pandemia, e la forza e i principi dei nostri professionisti, che mettono a rischio se stessi per difendere la salute dei cittadini.
L’infermiere secondo il Codice si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso dell’interessato, le sue figure di riferimento e le altre figure professionali e istituzionali, è agente attivo nel contesto sociale a cui appartiene e in cui esercita, promuovendo la cultura del prendersi cura e della sicurezza e riconoscendo il valore della ricerca scientifica e della sperimentazione.
Il nostro fine è sempre la relazione con l’assistito che si qualifica anche attraverso l’uso della tecnica così come attraverso l’uso della scienza e attraverso la deontologia.
Perdere la relazione con l’assistito o peggio rischiare di nuocere alla sua salute, sarebbe un errore grave perché perderemmo l’elemento valoriale più importante, dove il paziente ci riconosce come principale interlocutore e interprete dei suoi bisogni.
Rischiare di perdere o mettere in pericolo la salute dei pazienti è la negazione stessa di una professione i cui obiettivi e le cui azioni sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Ciò che ha fatto Claudia Alivernini e come lei tutti i professionisti stanno facendo, al di là del dovere di tutela degli assistiti non ponendosi, grazie alla vaccinazione, come possibile fonte di infezione, è esattamente questo: utilizzare la conoscenza e la capacità professionale e umana degli infermieri per far comprendere la scienza e rendere consapevoli i cittadini di qualcosa che tutela la loro salute e che in un momento come questo appare indispensabile e imprescindibile.