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Pensioni, allarme pandemia: quali le prospettive?

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Ogni anno, quando si riprende a parlare dei contenuti della Legge di Bilancio, spunta l’intenzione di mettere mano alla revisione del nostro sistema pensionistico. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: come controllare il costo previdenziale e, nel contempo, garantire una giusta pensione agli assicurati. Tutte le misure adottate hanno sempre interessato il sistema dal lato dei costi, al fine di riavvicinare le uscite alle entrate. Per questo motivo alcune generazioni hanno ottenuto condizioni agevolate, altre invece, meno fortunate, sono state penalizzate.

Ma ad oggi, con una pandemia in corso, viene alla luce anche quello che potrebbe essere l’effetto Covid-19 sulle pensioni del futuro. In piena emergenza Covid-19, la Nota aggiuntiva al Documento di economia e finanza (NaDef) mostra, nel rapporto tra la spesa pensionistica e Prodotto interno lordo, una linea piatta. Il rapporto tra spesa pensionistica e Pil raggiungerà il record del 17,1 per cento a fine 2020 — parliamo di 300 miliardi, colpa anche di Quota 100 — e resterà intorno al 16 per cento per gli anni successivi. Nell’Eurozona è oggi mediamente al 13 per cento.

Va sottolineato poi, che nella continua ricerca di un dinamico ma difficile equilibrio tra contributi e prestazioni, tra lavoratori e pensionati, non si è tenuto conto della valutazione sui cambiamenti che sarebbero avvenuti successivamente nel mercato del lavoro e cioè: la prorompente “irruzione” della tecnologia; il lavoro precario e a tempo determinato; il lavoro sommerso. Tutte situazioni che incidono negativamente sull’occupazione provocando interruzioni di lavoro o, addirittura, la scomparsa di posizioni lavorative. Tutto ciò produce effetti negativi sui redditi da lavoro e dunque sulla possibilità da parte del singolo lavoratore di costruirsi un adeguato “montante contributivo”.

La crisi che si è appena aperta va ad aggravare ulteriormente una situazione già di per sé difficile. Il nostro Paese è alle prese con cambiamenti strutturali che non rendono sostenibile il sistema pensionistico che ci ha accompagnato negli ultimi decenni. Un esempio è il progressivo invecchiamento della popolazione, un altro è la situazione dell’economia che, già prima della pandemia, registrava ritmi di crescita molto deboli. La verità è che tutte queste dinamiche sociali ed economiche sono difficili da controllare e questo crea grande incertezza nella stragrande maggioranza degli italiani in merito a quella che sarà la loro pensione pubblica. L’unico antidoto a questa incertezza è costruirsi una pensione integrativa.

Sempre più italiani, infatti, valutano l’opzione della pensione integrativa date le misere prospettive legate alla pensione emessa tradizionalmente dall’INPS o dal proprio ente pensionistico. Può essere una soluzione, dunque, provvedere durante l’età lavorativa affidandosi a un fondo pensione o ad un Piano Individuale Pensionistico (PIP) per mettere da parte e far fruttare i propri risparmi che poi saranno restituiti con gli interessi una volta maturati i requisiti pensionistici.

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