Operazione “Job tax”, i carabinieri del Nas di Latina da questa mattina all’alba hanno dato esecuzione, tra la provincia pontina e quella di Venezia, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone indagate per associazione per delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura, ma anche ad estorsioni e all’impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nelle coltivazioni in serra. Scongiurato – secondo i militari – un grave pericolo per la salute pubblica derivante proprio dall’uso dei farmaci non consentiti. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi del gip del Tribunale di Latina con l’ausilio degli elicotteri decollati da Pratica di Mare. Le indagini sono partite nel 2019 dopo la denuncia di un bracciante che lamentava le condizioni di sfruttamento e le intimidazioni subite ad opera di connazionali presso un’azienda di San Felice Circeo. Scoperto un sodalizio criminoso, basato su vincolo familiare, che riguarda 5 siti produttivi tra San Felice, Terracina e Sabaudia e che si avvaleva di 2 caporali (due uomini bengalesi) che reclutavano manodopera (soprattutto di provenienza bengalese, indiana e pakistana) senza rispettare i contratti collettivi. I braccianti venivano sottopagati, sfruttati e minacciati. Evasi contributi Inps per oltre 500mila euro tra marzo e novembre 2019. Sotto sequestro 244 litri di prodotti fitosanitari non autorizzati per un valore di 7 mila euro.
I carabinieri del Nas di Latina sono riusciti a interrompere le gravi condotte illecite poste in essere dall’organizzazione criminale che:
1)Assumeva e impiegava manodopera straniera, sottoponendoli in condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno e di vulnerabilità.
2)Costringeva i dipendenti a sottoscrivere la ricevuta della busta paga con l’omessa contabilizzazione delle ore effettivamente prestate, pena il mancato pagamento della retribuzione, remunerandoli sistematicamente con stipendi inferiori alle ore lavorate (o a cottimo), in violazione dei contratti collettivi del comparto.
3)Impiegava i lavoratori in costanza di violazioni della normativa in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, omettendo di fornire loro i previsti DPI, l’abbigliamento e le scarpe idonee, costringendoli a operare in condizioni proibitive (per l’allagamento dei terreni a causa delle piogge)
4)Operava una forma di controllo sul risultato del lavoro, con minaccia di sanzioni corporali ed economiche, fino alla prospettiva del licenziamento in caso di fallimento dell’obiettivo di raccolta (secondo le proibitive esigenze aziendali)
5)Imponeva agli operai di avvalersi del servizio di trasporto gestito da uno dei caporali, previo compenso giornaliero di 6 euro cadauno, in condizioni degradanti (poiché costretti ad ammassarsi sul furgone ducato in numero superiore ai posti omologati)
6)Perseguiva con l’ausilio di un agronomo (anch’egli tra i destinatari delle misure custodiali in carcere) una spregiudicata coltivazione di ortaggi – destinati al mercato locale, nazionale ed europeo – incentrata su metodi irregolari. Ricorrendo all’uso continuo e massimo di fitofarmaci non autorizzati sulle culture in serra, impiegando in tali compiti lavoratori non formati, non abilitati e privi dei previsti DPI esponendoli anche a gravi situazioni di pericolo.
Identificati 157 cittadini extracomunitari (di cui uno clandestino). Emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per 557.504,60 euro quale profitto del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, riferito ai contributi non versati e alle ore di lavoro non retribuite per il periodo di riferimento marzo-novembre 2019.