Quest’anno la giornata dei lavoratori e delle lavoratrici non può proprio essere uno stanco rito e tanto meno una “festa”. Con la crisi economica e la pandemia i lavoratori e le lavoratrici hanno subito più di tutti i costi della sconsiderata gestione capitalistica dell’economia e della salute delle persone. Fin dall’inizio della pandemia è stato chiaro chi doveva stare in prima linea a combatterla ed a subirne le conseguenze:
- le lavoratrici e dai lavoratori della sanità, ipocritamente definiti eroi e mandati al massacro in un servizio sanitario nazionale privatizzato, tagliato e depotenziato da trent’anni di politiche neoliberiste;
- le lavoratrici e i lavoratori dei settori considerati “essenziali”, che non hanno fatto neanche un giorno di pausa in questi due anni nei supermercati, nei trasporti e nella logistica e in tutte quelle fabbriche che continuavano a produrre nonostante tutto e senza i necessari dispositivi di protezione, con i padroni che hanno chiesto ed ottenuto deroghe alla prima breve chiusura nella primavera del 2020, fino ad ottenere la completa ripartenza di quasi tutti i settori in spregio del contagio che aumentava a dismisura;
- le precarie e i precari che hanno perso il loro posto di lavoro nonostante il divieto di licenziamento, che ha riguardato solo quella fetta, sempre più limitata della classe che ha un contratto a tempo indeterminato, su cui oggi incombe la minaccia di licenziamenti di massa non appena il divieto verrà cancellato;
- le donne lavoratrici ricacciate in casa da politiche familistiche, dalla chiusura prolungata delle scuole e dalle loro riaperture a singhiozzo e dalle continue quarantene, perché nulla si è fatto per mettere in sicurezza il diritto all’istruzione, devastato anch’esso dai tagli neoliberisti che hanno creato classi pollaio, in cui già quel diritto non poteva essere garantito in pieno, figuriamoci se poteva essere tutelata la salute di milioni di studenti, studentesse e del personale scolastico;
- i migranti e le migranti che hanno continuato ad essere ricacciati indietro dall’Italia e dall’UE, lasciati a morire in mare a centinaia, a cui viene negato il futuro e lo stesso diritto di vivere.
Il governo Draghi così come il suo predecessore si sono affrettati a prendere tutti i provvedimenti necessari a minimizzare le perdite della borghesia, mentre si perdevano posti di lavoro, mentre il lavoro veniva riorganizzato per sfruttare e ricattare ancora di più chi lavora, mentre le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori venivano represse con la scusa delle misure anti Covid, mentre preparano un ulteriore attacco alle pensioni ripristinando in pieno la riforma Fornero. Hanno predicato per anni il contenimento del debito pubblico per poter tagliare diritti e servizi fondamentali, salvo riportarlo alle stelle quando si tratta di sostenere i profitti privati.
Oggi i governi dell’Unione europea si apprestano a lanciare un piano di investimenti straordinario per sostenere i profitti di pochi, delle grandi aziende del digitale, di chi specula sull’ambiente e sulle fonti di energia, per una impossibile riconversione del capitalismo in salsa verde. La gestione neoliberista dei servizi pubblici non viene intaccata, invece di costruire ospedali, scuole, trasporti pubblici non inquinanti per tutte e tutti, assumere lavoratori e lavoratrici per migliorare i servizi e la qualità della vita, si continuano a foraggiare i privati, a rilanciare le grandi opere dannose per l’ambiente, il lavoro e la salute.
E’ necessario che le lavoratrici e i lavoratori tornino protagonisti dei propri destini, riprendendo la parola nelle piazze e sui luoghi di lavoro, avanzando in autonomia le proprie rivendicazioni e conquistandole con la lotta, contestando le direzioni burocratiche dei sindacati confederali che hanno assecondato le politiche dei governi in questa fase.
– Chiediamo l’istituzione di una patrimoniale straordinaria per fronteggiare la pandemia e garantire un adeguato livello di vita a tutte e tutti anche in questo periodo di emergenza.
– Vogliamo la restituzione dei fondi sottratti negli ultimi trent’anni alla sanità alla scuola e ai trasporti pubblici, il rilancio e la riqualificazione di tutti i servizi pubblici.
– Vogliamo la riduzione drastica del tempo di lavoro a parità di paga per redistribuire il lavoro esistente e migliorare la qualità della vita, imponendo per legge un limite di 30 ore di lavoro settimanali e ripristinando un sistema pensionistico che consenta di andare in pensione con 40 anni di anzianità lavorativa o 60 anni di età, conservando almeno l’80% della retribuzione media degli ultimi anni.
– Vogliamo che lo Stato si sostituisca agli imprenditori privati nella riconversione ecosocialista dell’economia, per garantire un ambiente vivibile alle giovani generazioni e alle generazioni future.
– Chiediamo la libertà di ingresso e di circolazione delle migranti e dei migranti nell’Ue, vogliamo ricostruire insieme a loro la solidarietà di classe che ha accomunato il movimento operaio fin dalle sue origini.
Oggi più che mai è necessaria l’unità d’azione tra tutte le forze della sinistra di classe per resistere e per ricostruire una prospettiva per le/gli sfruttate/i e le/gli oppresse/i!
Sinistra Anticapitalista Aprilia