Il Consiglio di Stato ha ribadito che nell’area di Sassi Rossi, a Casalazzara periferia di Aprilia, è necessario avviare le indagini ambientali sugli effetti inquinanti, la cosiddetta caratterizzazione. In quel sito negli anni ottanta furono interrati dei fusti tossici. Sassi Rossi è considerato uno dei 13 siti più inquinati della regione Lazio. La caratterizzazione costerà 100 mila euro di fondi pubblici, a cui il proprietario però si era opposto presentando prima ricorso al Tar e poi al Consiglio di Stato.
I giudici hanno ribadito “che non sussistono i presupposti della tutela cautelare avuto riguardo, in punto di fumus boni iuris, all’indirizzo giurisprudenziale seguito dalla giurisprudenza amministrativa circa la natura della responsabilità del proprietario che acquista un sito eventualmente già inquinato da altri soggetti”.
Aggiungendo che “La vendita forzosa dell’immobile risulta allo stato una mera eventualità, non preventivabile in termini di certezza o alta probabilità di verificazione, dovendo essere ancora iniziate le attività propedeutiche alla caratterizzazione del sito, peraltro anch’essa allo stato del tutto eventuale”.