Erano tutti membri di una banda altamente specializzata in furti in appartamento, violenti e spietati. Ora, grazie al lavoro dei carabinieri del Norm del Reparto Territoriale di Aprilia sono stati arrestati e la loro attività criminale è stata fermata. Con l’operazione “Oasi” i militari – diretti dal tenente colonnello Paolo Guida – hanno eseguito questa mattina all’alba un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei soggetti: tre in carcere e tre ai domiciliari. Sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo della rapina commessa l’11 luglio dello scorso anno ai danni della famiglia Lanza, imprenditori di Aprilia, proprietari dell’ex Oasi del Golf di Campo di Carne. Il colpo fu eseguito con modalità molto violenti: i coniugi Lanza vennero legati, picchiati e imbavagliati. I rapinatori si servirono di un basista, il loro custode, che ha collaborato all’intera organizzazione del colpo. L’uomo poi si suicidò alcuni mesi dopo, durante un sopralluogo dei militari: era stato sorpreso con armi e droga. Il colpo coinvolse le ville di Aprilia e Roma della coppia di imprenditori; fruttò oltre 26 mila euro.
I carabinieri di Aprilia hanno indagato a lungo con molta professionalità. Fondamentale ad identificare la banda la ricostruzione dei contatti telefonici e la comparazione tra voci e filmati della videosorveglianza delle ville e di altre rapine. I sei soggetti questa mattina sono stati raggiunti nelle loro abitazioni tra le città di Vetralla, Montefiascone, Fiumicino, Acilia e Bologna. Ignari di tutto. “Quanto fatto oggi – ha commentato il tenente colonnello Guida – è la prima concreta risposta che vogliamo dare ai cittadini e alla periferia apriliana. Siamo sul territorio e al lavoro costantemente per la sicurezza”.
“Il 3 novembre 2021, a Vetralla (VT), Montefiascone(VT), Bologna (BO), Acilia (RM) e Fiumicino (RM), – si legge nella nota del Comando Provinciale di Latina – i militari della Sezione Operativa del NORM del Reparto Territoriale di Aprilia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Latina, dott. Giuseppe MOLFESE, su richiesta del Pubblico Ministero presso la locale Procura della Repubblica, dott.ssa Daria MONSURRO’, nei confronti di 6 persone (3 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) ritenute responsabili, a diverso titolo, dei reati di rapina in abitazione in concorso, sequestro di persona aggravato e danneggiamento seguito da incendio.
Il provvedimento cautelare scaturisce a conclusione delle risultanze acquisite dalla citata Sezione Operativa,nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “OASI”, che ha avuto inizio a seguito dell’efferata rapina con conseguente sequestro di persona commessa, l’11 luglio 2020, ad Aprilia (LT), in pregiudizio di una coppia di coniugi titolari di attività imprenditoriali immobiliari in provincia di Latina e Roma.
I FATTI
In occasione dell’evento delittuoso una coppia di coniugi, veniva sorpresa presso la propria abitazione, ubicata in via della Cogna n. 5, da cinque individui travisati, che, dopo aver legato con alcune fascette i coniugi ed un custode cingalese asportavano denaro, preziosi ed una pistola Glock legalmente detenuta dal proprietario di casa.
La dinamica della rapina si sviluppava in due fasi: mentre due dei cinque rapinatori si trattenevano presso la tenuta a sorvegliare le vittime, altri tre, con l’autovettura rapinata alla coppia, successivamente data alle fiamme, si recavano presso l’abitazione romana delle vittime, in via Basento, ove asportavano dall’interno di una cassaforte gioielli del valore complessivo di circa 20.000 euro, un orologio del valore di circa 1.500 euro e denaro contante ammontante a circa 6.000 euro.
LE INDAGINI
Il dispositivo di video sorveglianza installato all’interno dell’abitazione (con registrazione video e audio) permetteva di accertare come i rapinatori rimasti presso la villa e quelli andati a Roma avessero avuto contatti telefonici proprio durante le fasi della rapina.
Sulla base di questo primo elemento investigativo, veniva avviata una minuziosa indagine grazie alla quale sono state estrapolate alcune utenze verosimilmente utilizzate dai rapinatori e soprattutto emergevano i contatti fra dette utenze ed il guardiano, grazie alle quali si accertavano stretti contatti con un connazionale residente nella zona di Acilia.
Lo sviluppo della manovra investigativa permetteva, attraverso una puntuale attività di analisi dei flussi di comunicazione, di individuare un gruppo di malviventi gravitanti nell’alto Lazio, in particolare nel viterbese.
La ricostruzione delle dinamiche di relazione tra le utenze emerse, consentiva di comprendere come il custode (che è stato accertato frequentare pregiudicati locali, nonché fare uso di stupefacenti) avrebbe svolto il ruolo di basista, mentre la rapina sarebbe stata materialmente perpetrata da una batteria di rapinatori con l’ausilio di un altro cingalese residente nella zona di Acilia.
LA SVOLTA – La collaborazione con i militari del Nucleo Investigativo di Viterbo e la visione dei sistemi di video sorveglianza del luogo ove era stata consumata la rapina consentivano di identificare inizialmente E.R., pregiudicato noto alle forze di polizia operanti in quella provincia e successivamente i rimanenti complici in E.A., D.C.A. , B.R. e D.C. tutti di etnia Rom legati fra loro da legati da vincoli di parentela.
Grazie a questi riscontri investigativi su iniziava una attività tecnica che si avvaleva anche della collaborazione del Raggruppamento CC Investigazioni Scientifiche di Roma, Sezione di Fonica, Audiovideo e Informatica al fine di comparare le voci acquisite dai sistemi di video registrazione con quelle reali, le cui immagini venivano nitidamente esaltate al fine di ottenere una comparazione univoca con gli indagati.
Nel corso dell’indagine, in data 9 marzo 2021, durante una perquisizione delegata dalla Procura di Latina presso il Golf Club della famiglia rapinata a carico del custode cingalese nei confronti del quale oltre a rinvenire armi e droga erano emersi gravi indizi di reità in ordine al suo ruolo di basista simulando di essere parte offesa della rapina, costui si barricava dentro una stanza suicidandosi mediante l’esplosione di un colpo di arma da fuoco alla tempia.
Appariva evidente che il gesto del predetto era dovuto all’onta di essere riconosciuto come uno dei colpevoli a fronte della fiducia che gli era stata concessa dalla famiglia rapinata.
Le conclusioni
Il G.I.P., concordando pienamente con tutte le risultanze investigative prodotte dalla Procura di Latina che a sua volta concordava con le indagini condotte dalla Sezione Operativa del NORM del Reparto Territoriale di Aprilia emetteva le misure custodiali oggetto dell’odierna operazione”.