Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: Donne di classe Aprilia questo sabato 27 novembre Donne, a partire dalle 14.00, scenderà in piazza al fianco di “Non Una di Meno”, a Roma, contro la violenza sistemica contro le donne. Nel corso della serata, poi, Donne di classe Aprilia sarà all’ExMattatoio, al Circolo Arci La Freccia, nell’ambito dell’iniziativa “Non sono caduta dalle scale” per parlare di quanto la violenza non sia colpa delle donne e degli strumenti di contrasto e tutela dalla violenza a tutti i livelli.
“Ogni 3 giorni in Italia una donna viene uccisa: infatti, sono oltre 100 le donne uccise finora dall’inizio del 2021. Il femminicidio e l’omicidio omotransfobico, ovvero l’uccisione di una donna o di una persona LGBTQ* uccis* in quanto tali, sono la punta di un iceberg fatto di violenze di cui è intessuta la nostra società: stupri, aggressioni e molestie sessuali, minacce e violenza psicologica, stereotipi di genere e conseguente attribuzione di ruoli sociali, discriminazioni, mercificazione dei corpi, battute sessiste e linguaggio offensivo, colpevolizzazione, disparità salariali, carenza di servizi e un’infinità di grandi e piccole ingiustizie che le donne e le persone LGBTQ* sono costrette ad affrontare quotidianamente, mentre il Parlamento ride e batte allegramente le mani per aver affossato una misura di minima decenza qual era il DDL Zan.
La violenza contro le donne ed i femminicidi sono eventi che passano alle cronache come improvvisi e imprevedibili, se non addirittura provocati dalle donne stesse, ma sappiamo bene che sono un ampio fenomeno sociale interno a un sistema che usa l’oppressione di genere come strumento ordinario di relazione e ordinamento sociale.
La (mala)gestione della pandemia, che in tutto il mondo ha portato conseguenze nefaste, sia direttamente sulla salute delle persone, sia accentuando le differenze sociali, ha influito pesantemente anche sull’oppressione di genere, con l’aumento della violenza domestica, con l’enorme ulteriore carico di lavoro delle donne per sopperire alla carenza di servizi, con la trappola dello smartworking, con maggiore precarietà e insalubrità dei posti di lavoro, con la perdita del lavoro di milioni di donne ben prima dello sblocco ufficiale dei licenziamenti.
Col PNRR e la Legge di Bilancio miliardi di euro che potrebbero essere usati per la sanità pubblica, assumere personale pubblico, mettere in sicurezza i posti di lavoro pubblici, dare un servizio scolastico adeguato e creare nuovi servizi utili alle donne e alla collettività, vengono invece per la maggior parte impiegati per favorire le imprese private.
Intanto il piano triennale anti-violenza scaduto nel 2020 non viene rinnovato e i fondi per i centri antiviolenza restano bloccati”.
Il 27 novembre Donne di classe Aprilia dalle 14.00 scenderà in piazza al fianco di Nudm contro la violenza sistemica contro le donne, contro la violenza patriarcale, contro questo sistema di oppressione capitalista, razzista, colonialista che si basa sullo sfruttamento di persone, animali e ambiente fino all’esaurimento.
Il 27 sera saremo al Circolo Arci La Freccia, nell’ambito della serata dal titolo “Non sono caduta dalle scale” per parlare insieme di quanto la violenza non sia colpa delle donne e degli strumenti di contrasto e tutela dalla violenza a tutti i livelli.
Per noi sarà una giornata di lotta e di rivendicazione. Non può certo bastare infatti una generica condanna della violenza da ogni fronte politico e istituzionale come se questa fosse un fenomeno inspiegabile, eccezionale o relegato a un ambito privato.
Vogliamo decidere sui nostri corpi, vogliamo decidere le nostre relazioni, vogliamo parità salariale e un salario dignitoso, vogliamo un welfare pubblico, universale e gratuito, vogliamo la piena applicazione della 194 e gli obiettori di coscienza fuori dai consultori, vogliamo molto più del DDL Zan ed estendere i diritti delle persone LGBTQ*, vogliamo la riduzione del tempo di lavoro senza perdita di salario per poter vivere la nostra vita, vogliamo diritti per le persone migranti e razzializzate, contrastare la violenza che i profughi, soprattutto le donne, subiscono nei paesi da cui sono costrette a fuggire e ai confini dei paesi che dovrebbero accoglierli. Vogliamo autodeterminazione”.