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APRILIA – “25 aprile, più rispetto per il significato delle celebrazioni”

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Dure crtiche dell’Anpi di Aprilia sulla manifestazione del 25 aprile. Il circolo Vittorio Arrigoni precisa.

“Tra marcette militari da italietta stile ventennio e melodie di canzonette pizza e mandolino (abbiamo ascoltato anche ‘o sole mio), tra stellette, divise e cappelli piumati si è svolta ad Aprilia la “festosa” cerimonia del ricordo della Resistenza, del ricordo cioè di quelli (tanti) che dall’8 settembre del ’43 al 25 Aprile del ’45 sono morti, hanno sofferto e poi finalmente gioito, proprio il 25 di Aprile del 1945, in tutte le piazze d’Italia, felici di aver conquistato la Libertà (dicesi Libertà) e non solo per sé stessi ma per le future generazioni. Per tutti gli italiani, senza eccezioni.

Si rinnova ogni anno dunque, ed è dolce e riconoscente il ricordo, quella festosa giornata di gioia popolare di 72 anni fa ed è una promessa a fare di più e meglio e ad essere degni di tanto sacrificio.

La Città di Aprilia deve decidersi finalmente se dare un senso alla giornata della Liberazione del 25 aprile. Se la risposta è positiva (come speriamo), è necessario smetterla di dar luogo ad una pietosa, stanca, frettolosa parata di inutilità che rasenta anche il ridicolo ormai, e intanto fare un minimo di chiarezza:

1- La festa della Liberazione non può confondersi con la festa della fondazione ma dev’essere piena e assolutamente sganciata da interferenze di altra natura. Due piani diversi, uno nazionale che ci fa sentire parte di una comunità più grande e uno locale che una organizzazione neofascista ci ricorda ogni anno con i suoi manifesti, non possono coesistere. Certo, tra la sciatteria del cerimoniale e la ricorrenza cittadina (che pure ha la sua importanza per la storia locale) resta ben poco per la più importante delle feste civili della Repubblica. Possiamo riflettere?

2 – Le Associazioni militari combattentistiche, che giustamente in alta uniforme e con orgoglio partecipano alla cerimonia e anzi sono “magna pars” dell’organizzazione, che sanno certamente quanto sangue, quanto dolore, quanta umiliazione anche per l’esercito italiano è costata la Libertà, non possono accettare, crediamo, che siano ridotte a inutili coreografie di contorno.

3 – L’ANPI, che si considera ed è riconosciuta erede di quelle formazioni partigiane che hanno saputo riscattare il popolo italiano dall’abisso di barbarie in cui era stato sepolto dall’alleanza nazifascista, non può essere trattata, da un cerimoniale inconsistente, come un’eccedenza fastidiosa,   una specie di “ospite indesiderato”.

Noi dell’ANPI non ci stiamo.

Chiediamo perciò che si costituisca un Comitato dei festeggiamenti ad hoc di cui far parte e di poter essere, insieme all’Amministrazione comunale, organizzatori dell’evento come avviene da sempre in tutta Italia e da quest’anno anche a Latina (la città del Duce).

4 – Infine, ma non ultima questione, l’ANPI non ritiene di passare sotto silenzio in una sorta di “passata la festa…” l’annuale avvenuta cerimonia neofascista a Campoverde, con saluti romani ed estremi di apologia del fascismo, come del resto da molti anni denunciamo. Un tale scempio delle Istituzioni, nello stesso momento della cerimonia in ricordo della Liberazione e nello stesso territorio comunale, per noi e, siamo certi, per la stragrande maggioranza dei cittadini, è inammissibile. Il Signor Sindaco e il Signor Prefetto a cui abbiamo già inviato una richiesta di spiegazioni, hanno il dovere di risponderci”.

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