“Il cippo non si tocca: Anpi talebana!”. Questo il testo dello striscione che questa notte è stato affisso a Campoverde dai militanti del movimento apriliano, per prendere le difese del Cippo in ricordo dei caduti del battaglione Barbarigo e della Repubblica Sociale Italiana dopo che l’Anpi di Aprilia ha inviato un esposto in Procura chiedendo spiegazioni sulla sua installazione.
“Nei giorni scorsi – dichiara la nota di Casapound Aprilia – il Cippo è stato oggetto di polemica da parte dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, della sezione “Vittorio Arrigoni” di Aprilia. Lo scorso 7 luglio l’Anpi ha deciso di presentare alla procura di Latina un esposto di denuncia verso il Cippo di Campoverde chiedendo, di fatto, oltre che una maggiore repressione durante le celebrazioni annuali del 25 aprile, una sua rimozione. Questo è un attacco “talebano”, in quanto rappresenta una furia iconoclasta pari solo a chi decise, nel marzo 2001, di ordinare la distruzione dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan, in puro sfregio alla cultura altrui. Si dimostra per l’ennesima volta, da chi vorrebbe ergersi a paladino dei valori della democrazia, la volontà di cancellare il passato e la memoria di questa Nazione: basti ricordare la recente proposta di legge Fiano, di inasprire ulteriormente le leggi contro l’apologia di Fascismo o i folli propositi del presidente della Camera Laura Boldrini, che predica la distruzione dei monumenti eretti durante il ventennio. Ci troviamo di fronte ad una “cricca” che evidentemente non sa fare i conti con il passato e nemmeno con il presente, data l’estraneità che questi individui dimostrano con la realtà quotidiana.
Non si può – continua la nota – impedire di conoscere la storia e nemmeno distruggerne la memoria. Una storia, soprattutto quella più recente, che risulta scomoda ad Anpi e compari in quanto specchio di un Italia che loro hanno sempre temuto e odiato: l’Italia figlia del Fascismo e delle sue opere. Tra le quali, vogliamo ricordare, la fondazione stessa della città di Aprilia.”
“Il Cippo di Campoverde – conclude la nota di CasaPound – non è un oggetto che può essere usato per giustificare la sussistenza economica che l’Anpi riceve dallo stato, e nemmeno oggetto delle buffonate politiche del 25 aprile. È un simbolo che va rispettato, sui cui è indegno fare polemica e baldoria perché vi è incisa la storia di miglia glia di giovani italiani della Repubblica Sociale , che sono morti e hanno sacrificato la loro vita su questo territorio per difendere Roma e da cui, secondo noi, si può solo imparare e prendere esempio. Un monumento che vorrebbe essere distrutto e consegnato all’oblio da chi simboli tangibili, specialmente su questo territorio, non ne ha.”