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Tragedia di Cisterna, il centro Donna Lilith: “Lavoro di rete per sostenere vittime”

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“Il momento in cui una donna decide di separarsi è un momento critico, quello in cui più frequenti sono le reazioni violente e i femminicidi”. Sono queste le parole scritte in una nota del Centro Donna Lilith di Latina che interviene sulla tragedia di Cisterna.

“Il Centro rompe il rispettoso silenzio, estremo omaggio alle vittime di femminicidio di Cisterna di Latina perché non diventino solo un conteggio di morti, solo crudeli fatti di cronaca. Il CDL – continua la nota – in merito al drammatico eccidio compiuto dal Carabiniere Luigi Capasso, che ha ferito gravemente la moglie e ucciso le due figlie prima di togliersi la vita, vuole sottolineare l’importanza del lavoro di rete fra tutti i soggetti che possano intercettare le donne vittime di violenza, che devono essere in grado di valutare l’indice di rischio e quindi mettere in protezione la donna e i figli con estrema celerità.

Ribadiamo, forti della nostra esperienza, che le donne non denunciano con facilità il proprio partner o ex, che spesso è il padre dei loro figli/e. Solo facendo un percorso di consapevolezza in un centro antiviolenza potranno acquisire gli strumenti che le aiuteranno a prendere una decisione per proteggere se stesse e i propri figli/e”.

Una riflessione più generale è d’obbligo, ma non vogliamo aggiungere inchiostro, “chiacchiera d’occasione” in un momento che richiede profondo rispetto, abbiamo scelto le parole di Lea Melandri, scritte qualche anno fa a margine di un altro femminicidio, “un’altra sconfitta” della società, del consesso umano. Scrive la Melandri in Ventisettesima Ora, del Corriere della sera: “Non c’è niente di più diseducativo per le donne -ma indirettamente anche per gli uomini, che sono i loro figli- che rivestire il ruolo ambiguo, contraddittorio, di un genere umano che conta meno dell’altro, marginale nella sfera pubblica e sottomesso in quella privata, e che al medesimo tempo viene ritenuto responsabile della sua crescita, della sua felicità, della sua riuscita sociale”. Una riflessione a cui riteniamo non vi sia nulla da aggiungere, ma molto, tanto da fare: Sportelli antiviolenza, case rifugio, centri formativi per preparare qualificatissimo personale antiviolenza. Per tutti, nessuno escluso, contribuire all’immane lavoro di cambiare i canoni atavici di una cultura violenta e patriarcale.

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