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“Apriamo bar e ristoranti il 18 maggio”: il Presidente di Fipe Confcommercio Lazio Sud, Italo Di Cocco, firma la petizione.

Articolo Pubblicato il :

Italo Di Cocco

“Apriamo bar e ristoranti il 18 maggio”: il Presidente di Fipe Confcommercio Lazio Sud, Italo Di Cocco, firma la petizione lanciata dalla Fipe Confcommercio – Imprese per l’Italia e diretta al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al Governo. “Dall’11 marzo siamo costretti all’inattività, qualcuno da prima ancora per effetto dei provvedimenti che anticipavano la chiusura già alle 18.00. Ed ora – si legge nella petizione – saremo anche gli ultimi a poter riaprire il prossimo 1° giugno, aggravando le già pesanti perdite fin qui accumulate. Così si mettono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Chiediamo di metterci nella condizione di poter aprire le nostre imprese fin dal 18 maggio e di garantirci adeguate misure di sostegno per superare questa drammatica crisi”.

Il nostro obiettivo – ha spiegato il noto ristoratore pontino, Italo Di Cocco – è quello di raggiungere 5.000 firme e abbiamo bisogno del sostegno di tutti”.

Per saperne di più e leggere e firmare la petizione il link è il seguente:

http://chng.it/TBsqfWCdnZ

 

Questo il testo della petizione:

“Fipe Confcommercio – Imprese per l’Italia ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe Conte e Governo

Apriamo bar e ristoranti il 18 maggio

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe Conte e al Governo

Le 300.000 imprese di pubblico esercizio (bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, ecc.), con 1,2 milioni di addetti e 46 miliardi di valore aggiunto chiedono di poter riprendere l’attività lunedì 18 maggio 2020 dopo quasi tre mesi di chiusura.

Lo chiedono anche a nome di una filiera fatta di allevatori, agricoltori, pescatori, casari, trasportatori, e poi enologi, vignaioli, imbottigliatori, magazzinieri, trasformatori artigianali e industriali perché la crisi della ristorazione è anche la crisi di questa filiera.

Dall’11 marzo siamo costretti all’inattività, qualcuno da prima ancora per effetto dei provvedimenti che anticipavano la chiusura già alle 18.00. Abbiamo appreso che saremo anche gli ultimi a poter riaprire il prossimo 1° giugno aggravando le già pesanti perdite fin qui accumulate.

Oltre a ciò, i nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare e le misure straordinarie preannunciate restano, per il momento, solo buone intenzioni.

Forse non è chiaro che così si mettono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. Sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi mentre non è noto quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto delle stesse indicazioni che vengono dall’Inail secondo cui i pubblici esercizi sono attività a basso rischio e del serio protocollo che la categoria ha messo a punto per riaprire in sicurezza.

Uno Stato giusto si misura dalla capacità di prendersi cura delle piccole imprese, perché le grandi imprese quasi sempre hanno strumenti ed organizzazione per fare da sole.

Chiediamo di metterci nella condizione di poter aprire le nostre imprese fin dal 18 maggio e di garantirci adeguate misure di sostegno per superare questa drammatica crisi.

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