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APRILIA – Camerunense ferito da un colpo di fucile ad aria compressa: dura condanna dell’Anpi e dell’associazione Camrol.

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Spari con un fucile ad aria compressa dalla finestra di casa contro un giovane camerunense: il fatto, accaduto nel giorno di Ferragosto nel centro di Aprilia e che ha portato i Carabinieri a denunciare tre ragazzi (un 20enne e due minorenni), ha suscitato rabbia e molte reazioni in città. La notizia ha avuto risonanza a livello nazionale. Il circolo Anpi “Vittorio Arrigoni” di Aprilia, con una nota, ha voluto esprimere sconcerto: “l’uso di armi improprie, da parte anche di adolescenti, nei confronti di un cittadino di Aprilia originario del Camerun, – scrive l’associazione di partigiani –  è così simile, nella dinamica e nella tesi giustificazionista, ad altri episodi accaduti sul territorio nazionale contro extracomunitari e Rom”. L’Anpi invita la magistratura a fare chiarezza sulle effettive volontà dei responsabili, sia per quanto riguarda il possesso di armi pericolose e illegali, sia per quanto riguarda l’inaccettabile tentativo di banalizzare il reato con il rassicurante refrain dell’accidentalità.

“L’Anpi, – conclude la nota – condannando con fermezza la violenza vigliacca, è vicina alla Comunità Camerunense del Lazio e al suo Presidente Mani Ndongbou Bertrand H. al quale ci lega un forte sentimento di amicizia e di condivisione di una comune battaglia culturale per la Tolleranza e la Pace fra i popoli. No all’intolleranza e all’odio! Si alla solidarietà e alla cultura! Restiamo Umani!”.

Dura condanna per quanto accaduto ad Aprilia anche da parte dell’Associazione Camerunensi di Roma e Lazio “Camrol”: “con questo ignobile gesto – ha commentato il presidente, Bertrand Mani Ndongbou – hanno attentato alla vita di un giovane padre di famiglia. Non vogliamo additare la cittadinanza di Aprilia di razzismo – dice – ma non possiamo negare che dietro al proliferarsi di simili vicende di cronaca ci sia un ‘mandante politico’. Questi oramai quotidiani episodi d’intolleranza – sottolinea – dimostrano quanto sia diventato pericoloso essere nero in Italia.

Chiediamo tuttavia – conclude Bertrand Mani Ndongbou – di non cadere nell’odio, ma di credere che sia ancora possibile creare una comunità di donne e uomini dove tutti possono trovare il proprio posto e la propria dimensione per rendere migliore il nostro Paese”.

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