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Autovelox sulla Nettunense, tra Aprilia e Lanuvio: Ragusa del M5S: “non sarebbero stati sottoposti alla procedura di omologazione”.

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Emergono delle novità sui tanto contestati autovelox installati sulla Nettunense, tra Aprilia e Lanuvio, che hanno portato nei mesi scorsi all’emissione di migliaia di sanzioni da parte della Polizia Locale di Lanuvio. Lì, il limite di velocità è di 50 km/h. Andrea Ragusa del Movimento 5 Stelle di Aprilia sostiene che quelle due apparecchiature, posizionate ad una distanza di circa un chilometro l’uno dall’altro,  “non sarebbero stati sottoposte alla procedura di omologazione”. I due autovelox, in sostanza – secondo quanto verificato da Ragusa –  non avrebbero le caratteristiche previste dalla legge. Sono passati 15 anni dall’ultima valutazione della documentazione relativa alla sinistrosità. Negli archivi della Prefettura la documentazione non è risultata finora reperibile. Gli autovelox, spiega Ragusa – dispongono sì dell’approvazione del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, ma non sarebbero mai stati sottoposti ad omologazione. Insomma, il certificato di omologazione, a quanto pare, non esiste”. Le multe non ancora pagate, se impugnate, potrebbero quindi essere annullate.

“Come già noto a tanti apriliani, e non solo, lungo la via Nettunense, appena fuori Aprilia, nel tratto ricadente nel Comune di Lanuvio, – scrive Andrea Ragusa – sono presenti due autovelox del tipo Velocar Red&Speed EVO-R posizionati ad una distanza di circa un chilometro l’uno dall’altro, uno al Km 18+900, direzione Aprilia, e l’altro al km 17+900, direzione Lanuvio.

Gli autovelox sono installati su corsie opposte in un tratto di strada dove apparentemente non ricade nessun centro abitato (i cartelli di inizio dei centri abitati “Bellavista” e “Mantovano” risultano essere posizionati esternamente all’area controllata dagli autovelox), ma dove il limite di velocità è comunque di 50 km/h.

Gli autovelox per poter accertare violazioni al Codice della strada, utilizzate poi dalla Polizia locale per emettere contravvenzioni valide, devono essere autorizzati dal Prefetto competente per territorio, possedere un certificato di taratura in corso di validità (va rinnovato ogni anno), la loro funzionalità deve essere verificata dai pubblici ufficiali che lo utilizzano (almeno una volta all’anno), devono essere approvati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e omologati dal Ministero delle imprese e del made in Italy.

Quei due autovelox, posizionati dal Comune di Lanuvio, posseggono tutte le citate caratteristiche previste dalla legge?

Il Decreto prefettizio di autorizzazione all’installazione di quei due autovelox, il n. 50805 del 9/3/2011, per l’individuazione dei punti critici per la circolazione in cui maggiore è la sinistrosità, si è basato su dati riferiti al biennio precedente quindi, 2009-2010.

La valutazione della documentazione relativa alla sinistrosità da allora a oggi, sono passati 15 anni, potrebbe indicare un tale calo del numero degli incidenti in quel tratto di strada, da poterlo addirittura escludere dall’elenco di quelli in cui è consentito l’uso di tali sistemi.

In ogni caso, ho chiesto alla Prefettura di Roma copia della documentazione valutata per l’emissione del citato Decreto, ma la risposta è stata: “nonostante le ripetute ricerche effettuate, negli archivi di questa Prefettura, detta documentazione non è risultata finora reperibile”.

Gli apparecchi in questione dispongono sì dell’approvazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma non sarebbero mai stati sottoposti ad omologazione.

Quest’ultimo documento non sono mai riuscito ad averlo dalla Polizia locale di Lanuvio – spiega ancora Andrea Ragusa – e allora ho presentato una istanza di accesso agli atti al Ministero delle imprese e del made in Italy che mi ha risposto che: “questa Amministrazione non è competente in materia di omologazione del dispositivo indicato nella domanda e, quindi, non detiene alcun dato o documento richiesto dallo stesso istante”.

Successivamente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha risposto che il certificato di omologazione di che trattasi non è “venuto ad esistenza” cioè, non esiste.

Insomma, quegli autovelox non sarebbero stati sottoposti alla procedura di omologazione che secondo la Corte Suprema di Cassazione (Ordinanza n. 10505 del 14/4/2024) è la procedura finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico da utilizzare per l’attività di accertamento e ne costituisce l’indispensabile condizione per la legittimità dell’accertamento stesso.

In definitiva, – conclude l’esponente apriliano del Movimento 5 Stelle – se le multe, che non sono già state pagate (il pagamento della multa è l’accettazione della stessa e ne preclude l’impugnazione), venissero impugnate, potrebbero essere annullate; ma questo non vuol dire che non vadano rispettati i limiti di velocità in quel tratto”.

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