Caos nelle carceri laziali, agente aggredito da un detenuto. La denuncia del sindacato Sappe: “Resta altissima la tensione nelle carceri del Lazio, oggi affollate da circa 6.700 detenuti, e continua inesorabilmente a salire il numero di eventi critici tra le sbarre, come dimostra anche l’ultimo episodio avvenuto nella struttura Regina Coeli di Roma” denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario nazionale Maurizio Somma.
“Un detenuto, condannato a vent’anni per omicidio e incendio, con problematiche psichiatriche e non nuovo a questi gesti violenti, – racconta Maurizio Somma – ha colpito con una testata il poliziotto preposto della VII Sezione detentiva. È successo al momento della conta. Parliamo di un soggetto complicato, che da quando è nel carcere di Trastevere, ha compiuto innumerevoli atti autolesionistici e ha distrutto completamente varie celle (ha addirittura smurato la porta di una cella), anche in precedenti detenzioni in varie parti d’Italia. Ogni giorno nelle carceri laziali succede qualcosa, – conclude Somma -ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato, ricorda che “il SAPPE denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Sono decenni – sottolinea – che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari.
Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.