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A Cori la conferenza su “Scipione Pulzone “

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Domani pomeriggio alle 16:30, al Museo della Città e del Territorio di Cori, si terrà la conferenza a cura dello storico dell’arte Federico De Martino.

‘Scipione Pulzone di Gaeta. Un modello per la pittura religiosa a Cori nel Seicento’ è il titolo del prossimo incontro sulla storia e la cultura locale che si terrà l’11 Novembre, alle ore 16:30, presso la sala conferenze del Museo della Città e del Territorio di Cori, che segue alla presentazione del libro del prof. Lauro Graziosi, ‘La qualità del “sentire” – ovvero critica della “ragion” musicale’.

Il convegno in programma per sabato è curato dallo storico dell’arte Federico De Martino, già ospite a Cori in altre occasioni, da sempre studioso della pittura di ambito romano del XVII e del XVIII secolo, e dal 2015 anche curatore presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prestando servizio al Museo di Roma Palazzo Braschi.

Per comprendere e apprezzare le opere d’arte sacra del XVII secolo sugli altari e nelle chiese di Cori può essere utile prendere in considerazione l’influsso di Scipione Pulzone (Gaeta 1550 – Roma 1598) sugli anonimi maestri che le hanno realizzate. Il pittore gaetano, infatti, lasciò un’eredità figurativa che nel Lazio meridionale fu di grande attualità anche molti decenni dopo la sua scomparsa.

Ripercorrere le vicende della pittura corese nel Seicento attraverso il confronto con le opere di Pulzone è una interessante occasione per verificare gli esiti dell’arte controriformistica, in un territorio che, pure essendo lontano dai principali centri di irradiazione della cultura pittorica dell’epoca, fu comunque fervido di devozione e ricco di committenze.

L’iniziativa rientra nel secondo ciclo di conferenze del 2017, promosso dalla Direzione scientifica del Museo, dall’Associazione Culturale Arcadia, dall’Assessorato alla Cultura e dal Settore Cultura del Comune di Cori. L’ultimo appuntamento sabato 16 Dicembre, con l’inaugurazione della mostra “Memoria impressa. Luigi Rossini e le antichità di Cora (1826)”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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