“Se non si potenzia il territorio dando il via libera ai medici di famiglia a prescrivere il farmaco nelle primissime fasi della malattia causata dal Covid19 si rischia di continuare a mandare in ospedale pazienti tenuti a casa fino al momento del non ritorno” cosi una nota la Segreteria Regionale Lazio del Sindacato Medici Italiani.
“Assistiamo al fallimento della gestione territoriale nonostante l’abnegazione e il sacrificio dei medici di famiglia. Chiediamo solo che i pazienti vengano sottoposti a tampone su nostra indicazione, chiediamo contatti diretti con gli ospedali, per poter programmare per nostri pazienti meritevoli di accertamenti, un percorso preferenziale me separato. Chiediamo di poter prescrivere farmaci di comprovata efficacia nelle fasi iniziali di malattia (idrossiclorochina, Ebpm, etc) che, secondo la medicina dell’evidenza, stanno funzionando”.
“La circolare regionale della Regione Lazio prevede, invece, che i medici di medicina generale possano prescrivere solo se i pazienti sono accertati Covid positivi. Di fatto le nostre richieste di fare tamponi rimangono inevase e, conseguentemente , non si prescrivono farmaci che tra l’altro vengono distribuiti solo nelle farmacie ospedaliere; i pazienti si aggravano a domicilio e siamo costretti ad ospedalizzarli. I servizi di profilassi non funzionano e non rispondono nella maggior parte dei casi “.
“Ad oggi in Regione Lazio non sono stare istituite le Unità Sanitarie di Continuità Assistenziale (USCA) né ancora sono state forniti i dpi agli operatori sanitari. Il virus corre e la Regione lo insegue con circolari incomprensibili agli operatori e che non servono a debellarlo” conclude la nota.