“Per il Comune di Aprilia la legalità è solo immagine”. E’ l’attacco dell’associazione Reti di Giustizia contro l’amministrazione comunale dopo la mancata presa di posizione sulla costituzione di parte civile nel processo Gangemi discussa in Commissione. “Si tratta di fatti gravi riportati anche nel IV rapporto Mafie Nel Lazio dell’Osservatorio per la Sicurezza – spiega Reti di Giustizia – l’amministrazione invece non dà risposte, non ascolta le associazioni, e non mette in campo fatti concreti per la lotta alla cultura mafiosa”.
LA NOTA DI RETI DI GIUSTIZIA
“A cavallo fra le province di Roma e Latina troviamo Aprilia: oltre 75mila abitanti, con un numero significativo di industrie, è una delle città più importanti, dopo il capoluogo. Storicamente interessata da fenomeni criminali […] Le indagini relative alla strage di Duisburg avvenuta il 15 agosto del 2007 portarono la Dda di Reggio Calabria ad individuare in numerosi soggetti gravitanti tra Aprilia e Roma i fornitori delle armi per la faida di ‘ndrangheta di San Luca: armi provenienti dalla Bosnia. Inoltre, le sentenze passate in giudicato nei confronti di Pasquale Noviello per i delitti di associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione, tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose segnalano il radicamento del clan dei casalesi anche ad Aprilia. Infine, ancora, ricordiamo le significative misure di prevenzione patrimoniale e personale eseguite nel 2013 nel territorio a carico di 4 soggetti, 3 di origine calabrese ed uno siciliano da tempo radicati ad Aprilia.70 Nei confronti di questi soggetti sono stati sequestrati beni per complessivi 35 milioni di euro.71 Si tratta della famiglia calabrese Gangemi,72 con rapporti con il clan De Stefano con imponenti interessi economici e numerose attività nella città pontina, e del noto pregiudicato siciliano Enrico Paniccia. Infine, nell’anno preso in esame dal Rapporto, ad Aprilia si è svolta la più importante inchiesta degli ultimi anni sullo smaltimento illegale e l’interramento di rifiuti nella regione. L’attività d’indagine della polizia stradale di Aprilia ha portato il 16 luglio del 2017 ad eseguire numerosi arresti per associazione a delinquere finalizzata, appunto, al traffico di rifiuti. Una vera e propria “Gomorra dei rifuti” in una ex discarica di Pozzolana, riconducibile al gruppo Piattella […]”
Queste sono solo alcune delle parole più significative utilizzate nel IV Rapporto “Mafie nel Lazio” dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio (pubblicato il 5 luglio) per descrivere il territorio di Aprilia: si tratta di fatti noti e accertati giudizialmente in via definitiva, e altrettanto noti sono i nomi ivi riportati. Ebbene, di fronte a tale preoccupante e – lo si ribadisce – più che nota realtà, l’Amministrazione, sino ad ora, non ha dato risposte esaustive né a quanto presente nei loro stessi programmi né a quelle Associazioni che Le chiedono di agire in modo concreto su temi e problematiche che renderebbero la lotta alla cultura mafiosa non più una mera e comoda dichiarazione d’intenti.
Una delle modalità di lotta alle mafie più efficace è sicuramente quella della destinazione a finalità sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata; ebbene con riferimento alla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, dopo l’approvazione da parte del Consiglio comunale del Regolamento proposto da numerose Associazioni e che avevamo contributo a stilare nel settembre 2015, il Comune non ha dato seguito all’obbligo di costituzione della Commissione Beni Confiscati – organo preposto alla gestione del complessivo iter procedurale che dal provvedimento di assegnazione provvisoria/destinazione e consegna del bene al Comune conduce, entro i termini di legge, all’utilizzazione del bene sequestrato/confiscato – in assenza della quale il Regolamento stesso è nella sostanza svuotato di contenuto precettivo e non applicabile. Gli effetti di tale inerzia (o mancanza di volontà?) sono emersi in modo particolare nella recente vicenda relativa alla Villa in via dei Ciliegi confiscata alla criminalità organizzata: il Comune dopo aver annunciato e approvato con una delibera di gennaio la volontà di ristrutturare tale bene per riqualificarlo in un centro polifunzionale per l’infanzia, ha perso la possibilità di accedere al finanziamento regionale già stanziato ad hoc per non aver tempestivamente acquisito la proprietà del bene (e ci si chiede anche in base a quale procedura la avrebbe destinata visto quanto riportato sopra).
Il bene immobile in questione, peraltro, è solo uno delle 16 unità immobiliari sottoposte a confisca definitiva situate nel Comune di Aprilia; oltre agli immobili risultano come confiscate definitivamente anche 6 aziende (nei settori delle costruzioni, logistica, servizi alle imprese, commercio all’ingrosso): ebbene, è evidente che la totalità dei beni confiscati che insistono nel nostro territorio sarebbe un’enorme opportunità per l’Amministrazione e la collettività intera in quanto la loro destinazione a finalità sociali e culturali comporterebbe la riqualificazione di tali beni in un’ottica di “riappropriazione collettiva” a beneficio del bene comune e a scapito dell’utilizzo criminale o come simbolo di potere economico criminale degli stessi e, così, determinerebbe un passo fondamentale verso il contrasto alle mafie che operano nella nostra società, inquinandola e minandone le fondamenta.
In considerazione di ciò, si auspica che il Comune non faccia trascorrere inutilmente altro tempo per l’attuazione compiuta del Regolamento; ciò soprattutto in vista di quanto annunciato dalla Regione Lazio in merito alla pubblicazione, prevista per fine agosto, di un bando di 1.200.000 euro rivolto ai Comuni e alle associazioni assegnatarie di beni confiscati: perdere anche questa occasione per negligenza o altri motivi non potrebbe essere giustificabile in alcun modo.
Oltre a quanto appena rilevato, si ricorda che, con riferimento alla proposta di Regolamento comunale – avente ad oggetto la disciplina dei profili dell’attività di gioco legale relativi alla distanza dai luoghi ritenuti sensibili e agli orari di apertura – volto ad affrontare il problema sociale, sanitario, economico e anche di ordine pubblico legato al diffondersi del “gioco” d’azzardo ad Aprilia, la prima interlocuzione tra le 14 Associazioni promotrici (riunite in “Associazioni in rete”) e rappresentanti della Giunta è avvenuto solo l’8 luglio scorso, (le numerose sollecitazioni fatte dal gruppo di associazioni erano cadute nel nulla), quindi più di otto mesi dopo la data del protocollo della proposta, avvenuta il 15 novembre 2018. Questo nonostante la volontà, più volte pubblicizzata, di considerare il contrasto alle ludopatie una delle priorità dell’azione dell’Amministrazione. A proposito di legalità e immagine, l’organizzare convegni sul tema delle ludopatie è sicuramente un’iniziativa utile ed encomiabile, ci auguriamo solo che non venga strumentalizzata per fini di parte e/o per allungare ulteriormente I tempi di approvazione ed applicazione del regolamento
Infine, per completezza, non si può tacere circa la perdurante inattività dell’Osservatorio permanente sulla legalità e sicurezza, istituito con deliberazione del Consiglio Comunale del settembre 2015 : ad oggi tale organismo è stato interessato dall’elezione dei componenti rappresentanti del consiglio comunale a dicembre dello scorso anno, ma il medesimo ancora non può essere operativo dato che risulta mancante l’individuazione dei componenti provenienti dalle Associazioni del settore.
In conclusione, oltre a constatare con amarezza quanto accaduto durante la Commissione di giovedì 18 luglio scorso (che avrebbe dovuto definire i casi in cui la Giunta deve costituirsi parte civile) e su cui torneremo, ci si chiede quale sia il concetto di legalità, o meglio, di giustizia che l’Amministrazione intende perseguire: una legalità astratta, solamente esibita, utilizzata solo quando serve, e finalizzata alla sola criminalità “ordinaria” ed alla sicurezza di prossimità (utilizzata per acquisire o mantenere consensi ?), oppure una legalità tesa alla giustizia sociale mediante pratiche quotidiane, azioni condivise e concrete, associate a un costante percorso culturale.
Reti di Giustizia- il Sociale contro le mafie