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Farmaco anti-bronchiolite nei bambini (escluso il Lazio), ma il Ministero fa retromarcia: “Al lavoro per renderlo gratis per tutti”

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È allerta per la stagione epidemica del virus respiratorio sinciziale tra i bimbi più piccoli e i neonati che può provocare forme gravi di bronchiolite che l’anno scorso hanno causato 15mila ricoveri, di cui 3mila in terapia intensiva e con 16 decessi. Nelle scorse ore la polemica sulla decisione del Ministero della Salute di bloccare la distribuzione del farmaco nelle Regioni del sud – tra cui anche il Lazio – che non hanno i conti in ordine. Il farmaco in questione – il Nirsevimab – come provato riduce i ricoveri del 90%  ed è un anticorpo monoclonale (non un vaccino), il suo effetto dura circa 6 mesi. Dopo una prima circolare contestatissima, in una nuova direttiva alle Regioni, sempre a firma del direttore generale della Direzione della Programmazione sanitaria, Americo Cicchetti, si chiarisce infatti che “in considerazione dei possibili profili di iniquità territoriale nell’accesso alle terapie basate sull’anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, utilizzato per la cura delle infezioni di virus respiratorio sinciziale (VRS) in età pediatrica, derivabili dall’applicazione della nota del 18/09/2024, il ministero ha già avviato le opportune interlocuzioni con l’Agenzia Italiana del Farmaco e la Direzione Generale della Prevenzione dello scrivente Ministero, al fine di garantire un equo e tempestivo accesso per i pazienti a tutte le terapie approvate che mostrano adeguati profili di appropriatezza, sicurezza ed efficacia su tutto il territorio nazionale”. Il problema nasce in particolare dal fatto che esiste attualmente una normativa restrittiva per le regioni in piano di rientro che rende al momento difficoltosa l’erogazione di farmaci non compresi nei Lea attraverso una decisione autonoma da parte di queste Regioni.

Ora sarà cruciale per il ministero della Salute decidere presto insieme all’Aifa sul possibile trasferimento dell’anticorpo monoclonale dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Ssn. Il Nirsevimab, come spiegano i medici, è “un anticorpo che viene direttamente somministrato neutralizzando l’accesso al virus”.

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