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“Gaza restiamo umani”, l’Anpi di Aprilia ricorda Vittorio Arrigoni

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Gaza. Restiamo umani

“Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti,  indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini,  alla stessa famiglia, che è la famiglia umana.” Il suo manifesto. Il manifesto di una vita intera vissuta nel prendersi cura degli altri, i più bisognosi, i più dimenticati nel mondo. E quando Vittorio Arrigoni, dopo l’esperienza di volontariato giovanile nell’ex Jugoslavia, in Perù, Romania, Togo, Ghana, Tanzania e in mille altri posti, incontra nel 2002 i palestinesi (aveva 27 anni), sente immediatamente il dovere morale di condividere con quel popolo l’ insopportabile peso dell’ingiustizia della Storia, stabilisce con loro un rapporto intenso condividendone la vita, la sofferenza, i soprusi,ma anche la lotta (disperata)per la Dignità e i Diritti. Lotta senza tregua, lotta senza violenza. Più che pacifista (chi non è pacifista?), cerca la Pace Vittorio, in quelle terre, e pensa addirittura a una sola Nazione dove Israeliani e Palestinesi avrebbero potuto vivere in pace con pari Dignità e Diritti. Vik Utopia si fa chiamare e si firma (Utopia, il motore e l’orizzonte della Storia in progresso). E sceglie anche(brianzolo caparbio e tenace) di comunicare al mondo “civile”, al mondo delle Democrazie  occidentali,  accusate reiteratamente di miopia e ipocrisia, la situazione della Striscia di Gaza: “ la madre di tutte le ingiustizie”..”Non ne possiamo più di far finta di niente, di girarci dall’altra parte dinanzi alle stragi quotidiane, alla vista di quell’immenso campo di concentramento a cielo aperto che oggi è Gaza” scrive nel 2008. E’ sì un uomo di parte Vittorio. Sta con chi soffre. Non tollera lo stato di apartheid in cui vive la gente. E per questo non fanessuno sconto al governo israeliano. E non ama affattoHamas, non nasconde infatti la propria delusione dopo la vittoria elettorale del movimento integralista nel 2006 e denuncial’inasprirsi delle condizioni di vita nella Striscia, ma ha a cuore il popolo palestinese. Vittorio è un partigiano (come ama definirsi) testardo e intransigente, uno spirito romantico tormentato (Anna Maria Selini).

“Ci siamo svegliati sotto le bombe oggi a Gaza, e molte sono cadute  a poche centinaia di metri da casa mia. E molti miei amicici sono rimasti sotto…Hanno spianato il porto e raso al suolole centrali di polizia. Mi riferiscono che i media occidentali hanno digerito e ripetono a memoriai comunicati diramati dai militari israeliani secondo i quali gli attacchi avrebbero chirurgicamente solo le basi terroristiche di Hamas. Avete presente Gaza? Ogni casa è arroccata sull’altra, ciascun edificio è posato sull’altro. Gaza è il posto al mondo a più alta densità abitativa, per cui se bombardi a diecimila metri di altezza è inevitabile che tu faccia una strage di civili…Così bombardando la caserma di polizia di al-Abbas in pieno centro, è rimasta coinvolta nelle esplosioni anche la scuola elementare lì a fianco. Era la fine delle lezioni e i bambini erano già in strada, decine di grembiulini azzurri svolazzanti si sono macchiati di sangue”. V. Arrigoni, Gaza. Restiamo umani. Pagine del Diario che andrebbero lette oggi.

E’ il 27 dicembre, l’inizio della rappresaglia denominata “Piombo fuso” campagna militare dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza e durata 21 giorni (a cavallo tra il 2008 e il 2009). Un massacro. 1417 morti di cui 313 bambini, migliaia i feriti. Vittorio non si limita a narrare la tragedia in atto, ma decide di stare in strada ad aiutare a trasportare i feriti, a soccorrere chi ha bisogno. E lancia un appello, di altissima tensione morale, all’Italia, all’Europa perché si facciano promotrici di un’azione di pace: “…rimanere in silenzio significa supportare il genocidio in corso. Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo civile, in ogni città, in ogni piazza, sovrastate le nostre urla di dolore e terrore. C’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto”. Alla fine poi dell’operazione militare, scrive (a una amica): “Non è necessario essere pronti a sacrificare se stessi, subito, adesso, l’intera propria vita, per considerarsi coerenti con i propri proponimenti. C’è tutto un microcosmo di sofferenza nelle nostre città così ben imbellettate, una micro che in realtà è macroscopica ingiustizia”.L’importante, insomma, è non voltarsi dall’altra parte. E poi: “La Palestina è anche fuori dall’uscio di casa”per invitare a non cedere all’indifferenzanei casi di palese ingiustizia, ciascuno può, deve fare la sua parte.

Quando, ormai dieci anni fa, decidemmo di intitolare la nostra sezione Anpi di Aprilia a Vittorio Arrigoni, fu chiaro a tutti che avevamo in animo di coltivare la memoria di un ragazzo che con il suo esempio, il coraggio e la responsabilità di una scelta non facile, dava corpoal desiderio dei  nostri partigiani di impegnare la propria vita affinchè, dopo la sconfitta del fascismo e del nazismo in Europa, tutte le volte che nei nostri confini e in qualunque parte del mondo i Diritti dei popoli e il Rispetto della persona vengono calpestati, nessun uomo o donna potesse più dire: Non mi interessa!

Con questo spirito decidemmo, due anni fa, di mettere in scena “Gaza, restiamo umani”, il Diario di Vittorio che è anche una chiara denuncia del disinteresse delle Istituzioni e dei Governi rispetto a una situazione colpevolmente non risolta e che andava sempre di più peggiorando.Pensavamo di rappresentare un evento orribile, di una gravità assoluta che non si sarebbe mai più ripetuto, pensavamo che tutto il mondo civile, le istituzioni internazionali, l’ Europa, la buona società civile di Israele e gli intellettuali israeliani critici nei confronti dei governi di estrema destra e ultaortodossi,  la stessa testimonianza coraggiosa di Vittorio, il suo assassinio nella notte tra il 14 e il 15 Aprile del 2011 (aveva 36 anni)avrebbero condotto la diplomazia su strade più  praticabiliverso il rispetto dei Diritti umani e intanto una più consapevole adesione alle risoluzioni dell’ONU sulla questione Israelo-palestinese. Oggi invece si replica a Gaza lo stesso dramma disumano di due popoli, con ancora maggiore potenza distruttiva e, insieme, il corollario di odio reciproco, vendetta o rappresaglia che dir si voglia.

Intanto, se andate per le botteghe arabe di Gerusalemme, ancora adesso, trovate le magliette con il disegno di Arrigoni preso per mano da Handala, il simbolo della resistenza, l’ostinato bambino-utopia che resterà di spalle e non si volterà finchè i palestinesi non riavranno i loro diritti. Il messaggio di Vittorio Arrigoni è più vivo che mai e fonte di ispirazione, anche per chi può decidere i destini dei popoli.

“Nella religione ebraica porre dei sassi su una tomba ha un senso particolare, legame, memoria. Oggi sulla tomba di Vittorio (a Bulciago, Lecco) c’è un cumulo di piccole pietre. Non so chi abbia iniziato a deporle, a me piace pensare che sia l’omaggio a un giusto che non deve essere dimenticato”. Egidia Beretta

Filippo Fasano

Anpi “Vittorio Arrigoni” Aprilia

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