Giornata della Memoria. Questa mattina, nel parco Falcone e Borsellino di Latina, alla presenza del Prefetto Maurizio Falco, si è svolta una sobria cerimonia per ricordare i martiri della Shoah. E’ stata deposta una corona commemorativa presso il Monumento ai Caduti. Oggi pomeriggio sarà proiettata, sulla facciata della Prefettura, un’immagine rievocativa realizzata dagli studenti del Liceo Artistico. L’assenza delle scuola alla manifestazione di questa mattina si è fatta sentire, “Tocca ai ragazzi – ha detto il Prefetto Falco – prendere per mani i loro genitori, i professori, in questo momento di incertezza sono i più giovani a dover prendere per mano l’Italia”.
Erano presenti: il sindaco di Latina Damiano Coletta, vicario foraneo della Diocesi Rev.do Don Giovanni Toni.
INTERVENTO DI S.E. IL PREFETTO
La memoria, il ricordo, sono strumenti preziosi da utilizzare a beneficio delle nuove generazioni, non certo per rinfocolare vendette culturali, rimisurando le colpe. Perché eventi come questo continuano ad essere oggetto di precisazioni e riletture che meritano invece un più saldo ancoraggio al senso profondo ed incancellabile della nostra storia? In tempi di rinnovata incertezza, forte si avverte la necessità di non smarrire il senso di un messaggio storico equilibrato, solenne, per vari motivi. Intanto, perché quel senso rischia di perdersi nel continuo transito generazionale: i protagonisti di quei giorni di sacrificio per la Patria cominciano ad essere sempre di meno. Abbiamo sempre meno testimoni diretti di quelle pagine nere di guerre fratricide che il cosiddetto secolo breve, il 900, ha lasciato sulle strade un tempo insanguinate delle nostre Comunità. Noi, troppe volte impegnati a fare e disfare i conti delle atrocità delle parti contrapposte, inutilmente affaticati da una drammatica contabilità degli orrori, rischiamo seriamente di far perdere l’unica grande ed assorbente eredità di quei sacrifici. La Storia della resistenza ed il valore dei suoi Uomini migliori, sono uno stimolo costante a praticare l’arte ardua della comprensione e ad abbandonare la triste “scorciatoia” dello schieramento che tanto appare di moda in questi tempi veloci. Impegniamoci allora nelle scuole e nelle piazze, nei teatri e nelle manifestazioni – che presto ritorneranno ad essere la nostra riconquistata normalità – a raccontare con solennità e senza retorica ai nostri ragazzi perché la nostra Storia non deve essere riscritta ma piuttosto ampliata; Senza assolvere nessuno, ci mancherebbe, ma senza neanche lasciare nell’ombra del giudizio democratico tragedie concorrenti che si sono consumate sotto il vessillo di inumane vendette. Bisogna essere pronti non solo a rileggere con onestà collaborativa tra culture diverse la lezione di quei giorni; ma anche a ricucire possibili fratture generazionali: che anche l’esperienza del Covid rischia di approfondire tra cittadini di secoli diversi. Ed essere di ammonimento per tutti sui pericoli di un individualismo sfrenato che offusca il “Noi”, il
sentimento del bene collettivo. Per questo siamo chiamati a sostenere il tessuto di un’economia molto provato della pandemia. Che chiama l’Istituzione pubblica e l’associazionismo privato a collaborare con un’unica visione del futuro: che dovrà farsi carico degli squilibri sociali giunti ad un livello di grave insostenibilità.
E ciò sforzandoci innanzitutto di insegnare a non ripetere più gli incredibili errori di cui l’umanità si è macchiata; errori che pure al tempo in cui si compivano venivano presentati come giusta azione politica. In altri termini, l’esercizio della memoria non deve indurre ad una delle peggiori tendenze degli esseri umani, che ritengono più conveniente schierarsi piuttosto che capire. E questo accade quando utilizziamo il passato come una clava politica verso chi la pensa diversamente, favorendo una lettura solo parziale di fatti più ampi e variegati contenuti nel messaggio globale della storia. Seppur costellata da tali continue contraddizioni, e capovolgimenti delle sorti tra vittime e carnefici, tutta l’esperienza umana non smette di comunicare che la base delle società democratiche è il rifiuto senza se e senza ma della violenza e della sopraffazione come strumento di potere.
Se sapremo sommare e non speculativamente contrapporre i fatti ed i naturali sentimenti di pietà e solidarietà universale, dovuti verso tutte le vittime del passato ma, a maggior ragione, verso tutti i diseredati e gli esclusi del nostro tempo, avremo esercitato nel miglior modo il diritto/dovere del ricordare; e potremo rafforzare il progetto della democrazia con maggiore dignità, attraverso il collante sociale della fiducia reciproca, che chiama tutti a
guardare ad un futuro con meno ombre, che pure talvolta sembrano ancora addensarsi sul nostro orizzonte. Per sottolineare il particolare valore della giornata, oggi a partire dal tardo pomeriggio verrà proiettata sulla facciata della Prefettura una immagine rievocativa della tragedia della Shoah realizzata dagli studenti del Liceo Artistico Statale di Latina coordinati dalla Prof.ssa Elisa Papi negli anni scorsi, nell’ambito di una consolidata collaborazione con la Prefettura. A loro va il mio particolare e sentito ringraziamento. Desidero, infine, concludere il mio intervento rivolgendomi ai ragazzi che, purtroppo, quest’anno non hanno potuto essere protagonisti di questa giornata, con le ispirate parole della Senatrice a vita Liliana Segre: “Cari ragazzi, tocca a voi. Prendete per mano i vostri genitori, i vostri professori. In questo momento di incertezza prendete per mano l’Italia”.