La rivista Cell Reports Medicine riabilita il vaccino italiano sviluppato dallo Spallanzani e dall’azienda Reithera di Castel Romano. La rivista sostiene infatti che l’antidoto contro il coronavirus funzionasse. Un annuncio che arriva quando l’emergenza per la pandemia è ormai finita e le dosi non servono più. “Secondo uno studio apparso il 20 giugno senza alcun clamore firmato dai ricercatori Reithera e dai medici che hanno seguito la sperimentazione in 24 ospedali italiani, – si legge in un articolo de Il Manifesto del 22 luglio 2023 – la risposta immunitaria generata dal vaccino italiano è con buona approssimazione ai livelli riportati dai vaccini Jcovden (quello Johnson & Johnson) e Vaxzevria (prodotto da AstraZeneca) di cui l’Unione Europea ha acquistato milioni di dosi”.
“L’annuncio – si spiega nell’articolo – riaccende l’attenzione intorno a una vicenda mai chiarita e che ora si incrocia con il balletto delle nomine del governo Meloni. Quello del vaccino italiano, infatti, è uno dei tanti misteri che hanno accompagnato l’ascesa – o meglio la rinascita – di Francesco Vaia, nuovissimo direttore generale della prevenzione al ministero della salute su scelta del ministro Orazio Schillaci”.
La vicenda del vaccino Reithera-Spallanzani ha inizio nella seconda metà del 2020. Le prime fasi della sperimentazione sono convincenti. La Regione Lazio ci crede e investe 8 milioni di euro. Ma ci credono anche il Ministro Speranza e il capo di Invitalia Domenico Arcuri che stanziano quasi 50 milioni di euro per proseguire con i test.
“La “fase 2” della sperimentazione viene autorizzata dall’Aifa a febbraio 2021. – spiega ancora il Manifesto – sarà il ricercatore Simone Lanini dello “Spallanzani”, è scritto nelle carte, a coordinare i 25 centri che recluteranno i volontari per valutare l’efficacia del vaccino italiano. Qualcosa invece si intoppa: a frenare è proprio Francesco Vaia, che nei primi mesi del 2021 ha preso le redini dell’istituto di via Portuense e non firma il via libera ai test. Dall’ospedale romano nessuno dà spiegazioni per il passo indietro. Anche la Regione Lazio, rivela la Corte dei Conti, ritira il suo finanziamento. La sperimentazione del vaccino, tra mille difficoltà, prosegue almeno fino a quando non veniamo inondati dai vaccini Pfizer e Moderna, mezza Italia corre a vaccinarsi da Figliuolo e al vaccino nazionale non pensa più nessuno.
Nel disinteresse generale, i ricercatori Reithera raccolgono dati sui vaccinati. Anche se per ottenere l’autorizzazione al commercio ne servirebbero altri su più larga scala, i risultati sono positivi”. Come rivela ora Cell Reports Medicine, la strada era quella giusta. Ma senza l’investimento pubblico e l’appoggio dello “Spallanzani”, è stato impossibile proseguire.
E’ chiaro “che – spiega ancora il Manifesto – le buone ragioni scientifiche per abbandonare il progetto Reithera come ha fatto lo Spallanzani non sono mancate. Tra cui il caso delle trombosi legate ai vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson: come quello Reithera sono vaccini «adenovirali», che sfruttano un virus per portare il vaccino nell’organismo. Tanti capiscono che, dopo le reazioni avverse, milioni di dosi rischiano di rimanere sugli scaffali. Anche l’arrivo delle varianti rema contro i vaccini di questo tipo. Sono dubbi che sorgono pure allo “Spallanzani”, dove le competenze non mancano”. Secondo il quotidiano però non è questo il motivo del dietro-front.
“Mentre si sfilano dal vaccino adenovirale italiano, infatti, Vaia e i suoi uomini puntano tutto su un altro vaccino dello stesso tipo, sviluppato a Mosca e denominato «Sputnik V». Occhio alle date: ventiquattr’ore prima del 9 aprile 2021, giorno in cui prende il via la sperimentazione Reithera senza lo Spallanzani, la Regione Lazio e l’istituto stilano un accordo di collaborazione con l’istituto Gamaleya di Mosca e il fondo sovrano russo Rfid per sperimentare in Italia il vaccino Sputnik. Preceduto, spiega la Regione, da “contatti spontanei tra i due istituti che, nel corso del tempo, hanno dato vita ad incontri periodici dai quali è emerso l’interesse comune a sviluppare un percorso formale di collaborazione scientifica”.
Secondo il quotidiano La Stampa, negli incontri un funzionario russo offre 250 mila euro a un dirigente dello Spallanzani, che li rifiuta. Fonti del ministero degli Esteri riferiscono al manifesto che la collaborazione non è stata concordata con la Farnesina”. A maggio 2021, un mese dopo la firma del memorandum con Mosca, la Corte dei Conti blocca a sorpresa l’investimento di Invitalia su Reithera, fermando il progetto industriale per un vizio di forma.