Il vescovo di Albano, Monsignor Vincenzo Viva oggi si è recato in visita presso il monastero studita ucraino San Teodor di Castel Gandolfo, accompagnato dal direttore della Caritas diocesana, Alessio Rossi. Con l’occasione è stata consegnata a padre Kozak Oleh (padre Oreste) una donazione di cinquemila euro, derivante da fondi della “Carità del vescovo”, da destinare per le necessità dei rifugiati ucraini.
«Questo gesto – ha detto il vescovo Viva – vuole essere un segno di solidarietà e attenzione tra noi cristiani. Il tempo della Pasqua è un tempo in cui guardare a Gesù crocifisso e non possiamo vedere Lui senza vedere coloro che sono crocifissi oggi, che soffrono a motivo della guerra, a motivo della lontananza dalla famiglia. Nello stesso tempo, Pasqua è anche risurrezione e, come cristiani, dobbiamo anche fare qualcosa per far risorgere coloro che sono nella difficoltà, aiutare, dare segni concreti. Non dobbiamo abbassare l’attenzione sulla situazione dell’Ucraina: le sofferenze continuano, le persone ancora sono lontane da casa, e non possiamo dimenticarlo. La carità cristiana non è solo un fatto emotivo, emozionale, ma deve essere un fatto sistematico: c’è bisogno di riportare l’attenzione sulla situazione dell’Ucraina affinché la gente possa capire che, purtroppo, ancora non è finita».
Sin dall’inizio della guerra, il monastero studita di Castel Gandolfo è diventato un punto di riferimento sul territorio per quanti sono fuggiti dall’Ucraina, specialmente donne, anziani e bambini, ed ha ricevuto da subito il sostegno della Chiesa di Albano, tramite la Caritas diocesana che, anche grazie ai fondi 8xMille alla Chiesa Cattolica, ha da subito attivato una rete solidale che si è occupata dell’arrivo e della sistemazione dei primi profughi provenienti dalle zone del conflitto.
A partire da marzo 2022, presso strutture diocesane o con la collaborazione di diversi istituti religiosi, sono stati accolti oltre 80 nuclei familiari, per un totale di più di 200 persone tra adulti e, soprattutto, minori. Alcuni di questi nel corso del tempo hanno deciso di lasciare l’Italia per far rientro in Ucraina o in altri luoghi.
In particolare, l’accoglienza è stata possibile in strutture diocesane – come la casa di accoglienza “Cardinal Pizzardo” a Torvaianica e la casa per papà separati “Monsignor Dante Bernini” a Tor San Lorenzo -, in strutture religiose – come quelle dei Padri Giuseppini del Murialdo, ad Albano Laziale, delle religiose Francescane di Sant’Antonio, ad Ariccia, presso le monache Agostiniane di Genzano di Roma, i Monaci Studiti a Castel Gandolfo, le Missionarie Unitas in Christo ad Patrem ad Anzio, Monache Agostiniane e i Salesiani di Don Bosco a Genzano di Roma – e in strutture parrocchiali come quelle della Caritas di Genzano di Roma e della parrocchia San Luigi Gonzaga a Ciampino. Ancora, diverse famiglie accoglienti hanno dato disponibilità per ospitare i profughi di guerra nelle loro abitazioni.
A giugno scorso, poi, Caritas Italiana ha promosso il progetto Apri Ucraina che, nella diocesi di Albano, ha coinvolto dal 1 giugno al 30 settembre (ultimo dato disponibile) 57 nuclei famigliari per un totale di 147 persone tra adulti e minori. All’interno del progetto, diverse sono state anche le attività aggregative e socializzanti organizzate in favore degli ucraini ospitati.
In ascolto e in risposta alle esigenze e ai bisogni dei profughi ospitati, sono state svolte anche attività più pratiche, come il disbrigo delle pratiche burocratiche, l’iscrizione scolastica per i minori (compreso l’acquisto dei testi scolastici), il sostegno alle spese sanitarie e l’accompagnamento presso i diversi servizi sanitari del territorio, ma anche attività individualizzate d’integrazione quali corsi musicali per adolescenti e iscrizioni in palestra.