Sull’incendio alla Loas non si spengono le polemiche, ed è giusto così. Oggi intervengono in una nota congiunta anche l’associazione Coordinamento Antimafia Anzio e Nettuno e Reti di Giustizia.
“Il maxi incendio del sito di stoccaggio Loas di Aprilia – spiegano Edoardo Levantini e Fabrizio Marras – si profila come uno dei più gravi disastri ambientali avvenuti nei nostri territori. Sono bruciate tonnellate di rifiuti provocando una nube che invaso anche le città di Anzio e Nettuno. Nel comprensorio di Aprilia, Anzio e Nettuno sono, fortemente, radicate le organizzazioni criminali che anche in passato hanno dimostrato un grande interesse per il settore del ciclo dei rifiuti. Basti ricordare le intimidazioni commesse più di un anno fà durante la bonifica della ECO X. Chiediamo alla procura di Latina, alla procura distrettuale antimafia di Roma di fare chiarezza, fino in fondo, su questa gravissima vicenda. Allo stesso tempo ci appelliamo alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti apra un’indagine sul rogo della Loas come già fatto nella precedente legislatura sulla ECO X.
Riteniamo necessario, infine, rilevare come in un ambito così delicato e permeabile all’illegalità quale è quello del ciclo dei rifiuti, le istituzioni competenti (Regione, Provincia e Comune), ognuna nei limiti del proprio raggio di azione, non sembrano aver esercitato, fino in fondo, il proprio ruolo di prevenzione, controllo e vigilanza: dagli atti pubblicati nell’Albo Pretorio della Provincia di Latina emerge una lunga serie (iniziata nel 2009) di autorizzazioni, nulla osta e proroghe emanate nei confronti della Loas Italia S.r.l.che ha condotto ad un progressivo ampliamento dell’impianto e ad un aumento della capacità di trattamento di rifiuti “speciali, non pericolosi” con il placet espresso dei predetti Enti (si veda l’autorizzazione unica del 16 maggio 2013) o con il silenzio assenso degli stessi (si veda la Variante all’Autorizzazione Unica del 12 luglio 2019), nonostante l’ARPA nel 2015 avesse accertato, tramite sopralluogo, il mancato rispetto delle disposizioni tecniche, ambientali e di sicurezza dell’impianto di Aprilia. Ciò dimostra, in assenza di ulteriori elementi valutativi che auspichiamo verranno chiariti dalla Procura e dagli altri organi inquirenti, quantomeno una disattenzione/negligenza da parte degli Enti deputati a tutelare l’ambiente delle zone in questione e la popolazione che vi abita.
Quello che stiamo vivendo è l’ennesimo atto di violenza nei confronti di un territorio che appare sempre più chiuso in una morsa di illegalità, incuria e assenza di un presidio istituzionale effettivo: in futuro speriamo di poter sapere se questi tre fattori sono tutti dolosamente connessi, o meno”.