Il circolo Anpi “Vittorio Arrigoni” di Aprilia, in collaborazione con l’Anpi di Roccagorga, propone la performance teatrale “Macerie. Diario di un sognatore”, per la regia dell’apriliano Gianfranco Iencinella. Lo spettacolo narra della vicenda di Vittorio Arrigoni, assassinato a 36 anni a Gaza 12 anni fa. L’appuntamento è per sabato 4 Febbraio, alle 18.00, presso il Teatro Comunale di Roccagorga, in Piazza VI Gennaio.
La “Prima” a Roccagorga viene proposta proprio nel giorno del compleanno di Vik, nato il 4 Febbraio 1975.
“Parlare di Vittorio Arrigoni oggi significa parlare della Palestina, significa parlare di Gaza: “una prigione a cielo aperto”, “la madre di tutte le ingiustizie” e viene naturale pensare a tutte quelle minoranze, quei popoli nel mondo offesi e repressi da regimi dittatoriali nel silenzio complice dell’occidente e delle Istituzioni internazionali.
Penso alla Resistenza curda, – scrive Filippo Fasano dell’Anpi Aprilia – alla Resistenza delle donne in Iran, alla Resistenza siriana, al Myammar, all’Afghanistan, all’Ucraina. Parliamo di un ragazzo assassinato a 36 anni a Gaza 12 anni fa (15 Aprile 2011), nato in un paesino (Besana) in Provincia di Monza e Brianza il 4 Febbraio 1975, un ragazzo che aveva scelto di vivere con i palestinesi non solo di raccontare la loro storia; e aveva scelto di denunciare senza ambiguità l’assedio della Palestina e di Gaza perché certamente sono tra i posti al mondo dove l’ingiustizia della Storia si accanisce senza soluzione di continuità. Da oltre 70 anni.
La violenza contro i palestinesi è un continuum che oscilla tra un minimo quotidiano, a bassa intensità alle improvvise punitive operazioni militari nei territori occupati contro i presunti terroristi e civili come quella della metà di Maggio dello scorso anno o come l’ultima, a fine Gennaio di quest’anno, come prova di forza di questo nuovo governo di ultradestra e antiarabo.
In “Gaza. Restiamo umani”, la raccolta dei reportage di Vittorio su uno dei più violenti massacri compiuto dall’esercito di Israele contro i civili palestinesi nel 2008 – 2009 (operazione denominata “piombo fuso”), si sente l’amore disperato e nudo di Vittorio Arrigoni a favore dei popoli oppressi e soprattutto del popolo palestinese contro le violenze dei governi e, nel caso specifico,dell’esercito israeliano.I suoi articoli per il manifesto furono specchio fedele di quel travaglio, pagine scritte con dolore, per nulla scontate né mai mera cronaca.
Così, in un momento della nostra storia in cui troppo spessosi coniuga la parola Pace con la parola armi, ci è parso doveroso riproporre, con qualche lieve aggiustamento, il nostro grande successo teatrale a quasi due anni di distanza dal primo allestimento: “Macerie. Diario di un sognatore.” La storia di questo grande uomo, Vittorio Arrigoni, assassinato dodici anni fa perché viveva la condizione degli ultimi, parlava di Pace e scriveva sul traffico delle armi, sull’impotenza delle Istituzioni internazionali e dei Governi nazionali, scriveva contro un mondo cinico e indifferente. La sua storia, dicevo, emoziona e convince. La sapiente e paziente regia di Gianfranco Iencinella, le scenografie di Vitaliano Fortunio e Giancarlo Federico, le musiche (ancora di Giancarlo Federico al piano), le accurate animazioni offrono allo spettatore efficaci effettiplurisensoriali e aprono al dialogo tra musica, immagini e recitativo richiamando alla memoria eventi passati con evidenti riferimenti all’attualità. Il lavoro interpretativo poi di tutti gli attori in scena è splendido per il connubio di passione, coralità e capacità di sintonia con il pubblico.
“Oggi Arrigoni si spenderebbe per i migranti in fuga, sempre dalla parte giusta della storia. A noi ha lasciato un motto che è molto di più di un semplice slogan, «Restiamo umani», un atto di introspezione che deve farsi battaglia collettiva. Con il suo fisico dirompente, le passioni partigiane che lo consumavano, la pipa, la kefiah al collo, il cappello da marinaio, tutto in Vittorio trasudava (trasuda) mito. Un mito mai fasullo né costruito, ma genuino, tangibile”. Anna Maria Selini, “Vittorio Arrigoni. Ritratto di un utopista”.
Sembrava sgretolarsi, con il suo assassinio, quel «Restiamo umani» che lo aveva reso celebre, che aveva permesso di segnare (e sognare) un percorso, lento e graduale, verso la fine di ogni ingiustizia. Invece è più potente che mai. Sta a noi tutti farlo ritornare vivo!”.