La Asl di Latina con una nota interviene sui disagi denunciati all’ospedale “Goretti”: “quella contro il Covid è una guerra. Non pretendiamo nessun grazie, – commenta il direttore generale, il dottor Giorgio Casati – ma il rispetto, questo sì”. “A chi ritiene che la situazione non sia drammatica, – dicono dall’Azienda Sanitaria Locale – si suggerisce di fare una visita ai reparti Covid per comprendere appieno che il virus non si è affatto indebolito. Se durante il lockdown, al Goretti si è arrivati a punte di pazienti ricoverati contemporaneamente fino a 80-85, in questo momento il numero è salito superando abbondantemente quota 100, in un ospedale – precisa la Asl – che non è stato integralmente dedicato a Covid. I nostri professionisti stanno compattando di nuovo le squadre, rinunciando a ferie e congedi, – viene sottolineato – per essere ancora in prima linea e assicurare l’assistenza ai malati”. “E’ stupefacente – commenta Casati – osservare come qualcuno mostri sorpresa o sdegno segnalando le inevitabili situazioni di difficoltà che un’organizzazione affronta in un momento così drammatico e complesso”.
Ecco la nota integrale della Asl di Latina:
“La pandemia si trova nel pieno della seconda ondata così drammatica da superare, per complessità e numeri in gioco, quella precedente sebbene, allo stato, il numero dei decessi è significativamente inferiore. La complessità della situazione deriva anche dall’evidenza che, rispetto alla fase precedente, i sistemi sanitari devono agire in un contesto aperto che, inevitabilmente, favorisce la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 ma, al tempo stesso, mantenendo attivi tutti i servizi allo scopo di evitare che le persone affette da patologie no Covid vengano nuovamente poste nella condizione di una sospensione inaccettabile delle cure.
Successivamente al periodo di lockdown, l’Azienda ASL di Latina si è trovata nella necessità di ripristinare gradualmente i servizi, territoriali ed ospedalieri, ha recuperato le prestazioni ambulatoriali “sospese” nella fase di chiusura a tempo di record senza proclami, ma chiedendo ai professionisti uno sforzo senza precedenti. I reparti del Goretti, originariamente Ospedale COVID, sono stati progressivamente riaperti in un contesto di forte criticità per la compresenza, in ospedale, di pazienti COVID e no COVID. Forse ad alcuni sfugge cosa ha significato questo per assicurare servizi adeguati e sicurezza.
Nel periodo estivo, si è assistito ad un vero e proprio “tana liberi tutti”, le regole di prevenzione individuale sono state dimenticate frettolosamente generando quel pericoloso abbassamento della guardia di cui oggi paghiamo le conseguenze in termini di numero e diffusione dei contagiati. A chi ritiene che la situazione non sia drammatica, atteso che gran parte dei positivi sono asintomatici, si suggerisce di fare una visita ai reparti COVID per comprendere appieno che il virus non si è affatto indebolito.
Se durante il lockdown, al Goretti si è arrivati a punte di pazienti ricoverati contemporaneamente fino a 80-85, in questo momento il numero è salito superando abbondantemente quota 100 in un ospedale che non è stato integralmente dedicato a Covid.
Questo risultato va ascritto alla capacità di riconvertire, di nuovo a tempo di record, reparti interi per rendere disponibili posti letto per pazienti COVID in misura anche superiore a quanto stabilito nelle ordinanze della Regione Lazio. I nostri professionisti stanno compattando di nuovo le squadre, rinunciando a ferie e congedi, per essere ancora in prima linea ed assicurare l’assistenza ai malati.
Sul fronte diagnostico, l’ASL di Latina, sempre senza proclami e lavorando sodo, ha riorganizzato i drive-in introducendo per prima nel Paese il sistema di prenotazione e rendendo “normale” l’effettuazione dei tamponi quando altrove ciò richiedeva ore e ore di attesa. Il sistema di telemonitoraggio dei pazienti positivi a domicilio prosegue con risultati che vengono sottolineati a livello nazionale.
A seguito dell’attivazione di cluster presso strutture residenziali, si procede sistematicamente ad introdurre la telemetria, anche in questo caso unica esperienza del Paese, nelle realtà interessate consentendo, in termini concreti, di intercettare i peggioramenti delle condizioni cliniche degli ospiti con quell’anticipo che spesso rappresenta il fattore che può fare la differenza tra la morte e la sopravvivenza.
A seguito di uno sforzo di questa natura, realizzato in tempi brevissimi e con largo anticipo rispetto ad altre realtà, ottenuto in un contesto in cui le risorse a disposizione, nonostante l’enorme disponibilità mostrata dai nostri professionisti, hanno comunque un limite invalicabile, è stupefacente osservare come qualcuno mostri sorpresa o sdegno segnalando le inevitabili situazioni di difficoltà che un’organizzazione affronta in un momento così drammatico e complesso.
Situazioni difficili ce ne sono e ce ne saranno altre sia nelle prossime settimane, sia nel periodo invernale. Le situazioni difficili, creano disagi nelle persone, sia nei professionisti sia nei pazienti.
Non serve a tanto stigmatizzare in modo drammatico queste situazioni serve, invece, mettersi a disposizione e cercare di dare un contributo positivo per la risoluzione dei problemi. Quella contro la SARS-CoV-2, per chi non lo avesse ancora compreso, è una guerra vera e propria e, in guerra, i disertori non servono. Nessuno di noi vuole essere ringraziato per quello che si sta facendo, in definitiva questo è il nostro lavoro. Ma il rispetto, questo lo pretendiamo”.