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La Corte di Cassazione conferma la mafiosità del Clan Fasciani: la Polizia arresta gli esponenti di spicco dell’organizzazione.

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La Corte di Cassazione conferma la mafiosità del Clan Fasciani: la Polizia arresta gli esponenti di spicco dell’organizzazione. Nel corso della notte, gli uomini della Squadra Mobile di Roma – in esecuzione degli ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma – hanno tratto in arresto 6 esponenti del clan Fasciani. I provvedimenti sono legati all’operazione “Nuova Alba” svolta dalla Squadra Mobile di Roma, con la quale, nel 2013, venne disarticolato il clan; una delle operazioni più importanti di contrasto al crimine organizzato condotte dalla Polizia nel Lazio.

“Gli arrestati – si legge nella nota della Questura di Roma – sono: FASCIANI Terenzio cl. 1954, fratello del noto boss Carmine, condannato alla pena di anni 6 e giorni 9 di reclusione per associazione di tipo mafioso e detenzione illegale di armi aggravata dal metodo mafioso; 

FASCIANI Azzurra cl. 1984, figlia di Carmine, condannata, a seguito di rideterminazione della pena, ad anni 2 e mesi 2 di reclusione per associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso;

COLABELLA John Gilberto cl. 1984, condannato alla pena di anni 13 di reclusione per associazione di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi aggravata dal metodo mafioso;

 

ANSELMI Danilo cl. 1976, condannato alla pena di anni 7 di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti;

 

FERRAMO Eugenio, cl. 1984, condannato alla pena di anni 6 e mesi 8 di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti;

MAZZONI Mirko cl. 1980, condannato alla pena di anni 6 e mesi 8 di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Tra i soggetti destinatari di carcerazione è presente anche BITTI Luciano cl. 1940 -condannato alla pena di anni 13 e mesi 3 di reclusione per associazione di tipo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti- il quale, da tempo irreperibile, è attivamente ricercato.

I suddetti provvedimenti sono stati emessi a seguito della sentenza della Corte Suprema di Cassazione che ha rigettato i ricorsi degli imputati, condannati dalla Corte di Appello di Roma, in data 04.02.2019, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria denominata “Nuova Alba” svolta dalla Squadra Mobile di Roma, con la quale, nel 2013, è stato disarticolato il clan FASCIANI.

L’Operazione “Nuova Alba” – tra le più importanti operazioni di contrasto al crimine organizzato condotte dalla Polizia di Stato nel Lazio – ha consentito di fare piena luce sugli interessi criminali mafiosi del comprensorio di questa provincia e, in particolare, nell’abitato di Ostia divenuto, negli ultimi anni, il fulcro di importanti interessi connessi anche al lucroso settore delle attività commerciali situate lungo la fascia litoranea.

A seguito delle complesse indagini dell’epoca, la Squadra Mobile, il 26 luglio 2013, eseguì un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 51 soggetti appartenenti ai cartelli mafiosi dei FASCIANI e TRIASSI, tra loro contrapposti e operanti nel comprensorio di Ostia (RM), ritenuti tutti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di sostanze stupefacenti e intestazione fittizia di beni ex art. 12 quinquies legge nr. 356 del 1992, aggravata dall’aver agevolato la predetta consorteria.

La sentenza della Cassazione ha altresì confermato la condanna di FASCIANI Alessandro cl. 1986, figlio di Terenzio, tratto in arresto il decorso 14 novembre in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Corte di Appello di Roma. Il FASCIANI, proprio in vista della odierna sentenza della Suprema Corte, si era organizzato per rendersi irreperibile, tentando di scappare all’estero. Il progetto, tuttavia, non era sfuggito all’attenzione della Squadra Mobile e della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che avevano repentinamente attivato la Procura Generale di Roma affinché fosse emessa una misura restrittiva”.

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