La pièce teatrale “Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” in scena al Teatro Artemisio-Gian Maria Volontè di Velletri. Mercoledì 16 novembre, alle 21.00, e giovedì 17 novembre alle 10.00 con la matinée per le scuole, verrà proposto lo spettacolo che presenta la reale ricostruzione degli accadimenti relativi alla gravissima tragedia che colpì il territorio al confine tra la provincia di Belluno e quella, al tempo, di Udine: il disastro del Vajont. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti.
Lo spettacolo è prodotto dalla MIC, la Music International Company, con il sostegno di Ministero della Cultura e Roma Capitale per il bando “Spettacoli dal vivo nei comuni della città metropolitana di Roma” in collaborazione con la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri diretta da Giacomo Zito.
Il 9 ottobre 1963 una frana immensa crolla dal monte Toc e si riversa nell’invaso artificiale creato nell’omonima valle per opera della SADE, La Società Adriatica di Elettricità, causando, attraverso la fuoriuscita delle acque, 1917 morti, prevalentemente cittadini di Longarone. Questo progetto teatrale rende attuale un racconto che, seppur parte della storia d’Italia, intercetta moltissimi elementi di affinità con l’oggi. Spesso dietro queste tragedie vi sono affari e storie di nascondimenti. In questo, il Vajont è assolutamente assimilabile ad altri disastri avvenuti in Italia nel corso degli anni. Sarno, Viareggio, San Giuliano di Puglia, Il Ponte Morandi a Genova, sono solo alcuni dei punti più bui e dolorosi della nostra storia. L’idea di questo allestimento trae l’ispirazione da una parola: la verità. Un progetto che sviluppa un teatro di narrazione, sociale e di denuncia, che si pone l’obiettivo di interloquire direttamente con il pubblico, di dialogare, di condividere un problema che riguarda tutti noi.
Un dettagliato racconto del contesto storico del secondo dopoguerra, con particolare riferimento agli anni ‘40, ‘50 e ’60 coinvolge da subito lo spettatore e lo rende partecipe di un vero e proprio viaggio nell’umanità italiana del periodo, all’interno della civiltà contadina di provincia, nell’Italia che vuole rialzarsi dopo lo sfacelo delle guerre mondiali. Ed è l’Italia che inventa, che scopre, che sperimenta, l’Italia delle grandi opere civili che, in meno di vent’anni, ricostruisce sé stessa e riparte dal proprio futuro. Arriva a tanto, arriva addirittura a progettare la diga del Vajont, costruita tra il 1957 e il 1960, una struttura avveniristica, imponente, quella che avrebbe dovuto essere la più grande al mondo, nel suo genere. Erano gli anni del boom economico, del miracolo italiano, tutto andava molto bene, gli Italiani erano pervasi da un senso di invincibile ottimismo, il futuro era là, bastava solo raggiungerlo.
Il Vajont di tutti, riflessi di speranza, la memoria di una tragedia collettiva per ripartire, con speranza e condivisione. Lo spettacolo vuole essere soprattutto una testimonianza della capacità che ogni singolo individuo ha di saper reagire, guardare al futuro. Una risorsa che spinge l’uomo a rialzarsi, ad affrontare anche i momenti più difficili della propria vita. Ed è la natura un prezioso alleato che sa lenire le nostre sofferenze e ci rigenera nei momenti bui della nostra esistenza. “Siamo ospiti in questo meraviglioso luogo che è l’ambiente, e l’ambiente da ospiti ci tratta, accogliendoci, offrendoci infiniti doni… l’ossigeno, l’acqua e una meravigliosa natura ricca di profumi, colori e sfumature. Abbiamo il dovere di avere rispetto del nostro pianeta”, questo l’accorato appello del regista Andrea Ortis.
Carlo Semenza e Tina Merlin sono i protagonisti dello spettacolo e furono i protagonisti degli accadimenti, degli antefatti della tragedia del Vajont. Carlo Semenza è il progettista della diga, rappresenta il mondo dell’industria, dell’imprenditoria che si deve confrontare con la politica e le Istituzioni, e, inevitabilmente, scendere a compromessi. Ingegnere civile, è stato, ai tempi in cui si svolsero i fatti, uno dei più esperti costruttori di dighe d’Europa. Alpinista, amava profondamente la montagna. A questo personaggio di notevole caratura e a quello che si annuncia un progetto assolutamente ambizioso ed estremamente rischioso, incompatibile con le caratteristiche geologiche del territorio, si contrappone la coraggiosa Tina Merlin. Una donna straordinaria, ex staffetta partigiana, diventa giornalista dell’Unità, esponendosi in prima persona, con i suoi articoli e le sue denunce, in una strenua battaglia dalla parte dei deboli, una donna libera e di grande giustizia…come tutti gli individui giusti e liberi, inevitabilmente sola contro i poteri forti.
Il Vajont di tutti, riflessi di speranza di Andrea Ortis; Personaggi e interpreti: Ing. Carlo Semenza – Michele Renzullo, Tina Merlin – Selene Demaria; Altri interpreti: Elisa Dal Corso – Mariacarmen Iafigliola – Jacopo Siccardi; Regia Andrea Ortis; Scene Gabriele Moreschi; Luci Virginio Levrio, Visual Mariano Soria, Arrangiamento musicale Francesco Cipullo.
MIC – Musical International Company. Il grande investimento sulla Divina Commedia Opera Musical dal 2018 proietta la società verso un orizzonte di lungo periodo, con forte propensione alla espansione internazionale. L’obiettivo della società è di promuovere l’attività teatrale e cinematografica come luogo di incontro della contemporaneità e della cultura in genere: un impegno, etico e culturale, verso l’esterno, verso la collettività. In tal senso la mission della MIC Musical International Company promuove l’attività artistica in generale nell’ottica dello scambio culturale, della formazione ed educazione e soprattutto come strumento di crescita sociale.
L’appuntamento è al Teatro Artemisio-Volonté, mercoledì 16 novembre (ore 21) e giovedì 17 novembre (ore 10). Info: comunicazione@fondarc.it.