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Latina, Città di accoglienza. Serata di riflessione e aiuto al popolo ucraino, questo lunedì 16 maggio

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Per Latina 2032, il movimento Latina Bene Comune e l’associazione Famiglia Migrante promuovono una serata di beneficenza a sostegno del popolo ucraino, per riflettere sul conflitto e sulle conseguenze per l’Europa e l’Italia. Un’occasione  per ascoltare testimonianze dal vivo di ucraini e per ricordare che, da sempre, Latina è città di accoglienza. L’appuntamento è per lunedì 16 maggio, alle 20, alla Fattoria Prato di Coppola. 

La nota stampa 

Immagini di guerra, uccisioni di civili, città distrutte: non si vede una fine della guerra in Ucraina, e noi tutti cittadini del mondo rischiamo di assuefarci all’orrore, che vediamo trasmesso in tv o sui canali web e social. Non si può cedere a questo, l’attenzione deve e può rimanere vigile, lucida e critica. La crisi in Ucraina ha già costretto oltre 4,9 milioni di persone a lasciare il Paese e oltre 7,1 milioni sono sfollate internamente. Quasi ogni secondo un bambino o una bambina ucraino diventa rifugiato. Coloro che sono fuggiti lo hanno fatto con pochissimi beni con sé e con la grande difficoltà a trovare un nuovo lavoro nei luoghi di arrivo. La stragrande maggioranza delle famiglie ha cercato rifugio presso amici o parenti, altre hanno dovuto trovare sistemazioni temporanee come nei rifugi di accoglienza.

In molti sono ora in Italia, gruppi folti anche a Latina: questi ultimi sono stati accolti in città, grazie alla collaborazione del Comune di Latina e al lavoro dell’associazione Famiglia Migrante.
Continuiamo a vedere le immagini della guerra, a scoprire ogni giorno un nuovo orrore (vedere corpi stesi di soldati – uomini, figli e padri anche loro – e troppo spesso civili, famiglie innocenti, donne e bambini) e constatare che dopo più due mesi di scontri armati poco è avvenuto sul fronte dei negoziati di pace, che non si vede uno spiraglio per il cessate il fuoco. Non ci possiamo assuefare a quello che vediamo in tv e sui social fino a farlo diventare un grande videogioco, dove però si muore davvero – con uomini e donne asserragliati nei bunker con poco cibo, anziani che vagano attorno alle proprie case distrutte e non hanno alternativa se non quella di rimanere nel proprio spazio vitale.
Si sta profilando una grave crisi economica che colpisce principalmente i paesi occidentali con l’aumento di materie prime importanti – come gas, petrolio, nickel – che daranno una spinta ulteriore all’inflazione, con il pericolo di stagflazione. Inoltre, per l’importanza che rivestono l’Ucraina e la Russia nella produzione globale di cereali ha fatto crescere di oltre il 20% le quotazioni del grano, tanto che paesi dalle regioni più disparate del mondo, dall’Ungheria all’Indonesia, cominciano a vietarne l’esportazione. Si intravvede una crisi alimentare in quei paesi che vivono in bilico tra catastrofi umanitarie, come in Siria e Yemen, e crisi economiche come in Libano. La guerra sta avendo un impatto devastante e rischia di aggravare la crisi alimentare già in corso. I due Paesi coinvolti nel conflitto, Russia e Ucraina, rappresentano un terzo delle esportazioni globali di grano e orzo. Prodotti su cui il Medio Oriente fa affidamento, ma che adesso scarseggiano per i costi troppo elevati a causa del conflitto, che preludono anche a conflitti politici e sociali, spinte ad un ulteriore destabilizzazione in diversi paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

Riportiamo le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi che interpretano bene le decisioni da prendere per spingere l’Europa a promuovere iniziative a sostegno del processo di pace: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina e andare avanti con il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia; fare ogni sforzo per aiutare a raggiungere quanto prima un cessate il fuoco per dare nuovo slancio ai negoziati di pace e il nostro impegno e la nostra unità sono essenziali”. Allo stesso, non si devono dimenticare i tanti conflitti attivi nel mondo, come in Siria, Libia, Afganistan, Myanmar, Nigeria, Palestina e in tanti altri posti, per i quali la politica estera può ancora impegnarsi, ma certamente quello che sta avvenendo in Europa ci tocca in prima persona e potrebbe avere sviluppi imprevedibili.

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