Operazione “Commodo” della Questura di Latina contro il fenomeno del caporalato in provincia. Sei misure cautelari (3 in carcere e 3 ai domiciliari) sono scattate all’alba nei confronti di altrettante persone, tutte di Latina, Sezze e Priverno, tra cui un sindacalista e un ispettore del lavoro. Si tratta del 39enne Marco Vaccaro (segretario provinciale della Fai Cisl di Latina) e di Nicola Spognardi, ispettore del lavoro. Entrambi – ha sottolineato la Questura – avrebbero dovuto vigilare sulla legalità dei lavori nei campi.
L’operazione è stata condotta dagli uomini della Squadra Mobile di Latina e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ed ha consentito – dopo un anno e mezzo di indagini – di smantellare un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento del lavoro e al caporalato in danno di quasi 400 stranieri, per lo più centrafricani e romeni, impiegati in lavori agricoli in condizioni disumane; venivano stipati in furgoni e accompagnati nei campi, dove erano costretti a lavorare anche 12 ore di fila, a 4 euro all’ora. Dietro alla cooperativa agricola “Agri Amici” di Sezze si nascondeva un vera propria centrale del caporalato.
Gli arrestati – tra di loro ci sono anche due donne – somministrando illecitamente manodopera a centinaia di aziende agricole committenti, aveva monopolizzato di fatto il settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.
Le sei ordinanze restrittive sono state emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina, il dottor Gaetano Negro, su richiesta del Procuratore di Latina, Lasperanza, e del Sostituto Procuratore Spinelli.
I destinatari della custodia cautelare in carcere sono il sindacalista Marco Vaccaro (accusato di avere garantito protezione alla cooperativa) e i due fondatori della cooperativa, il 50enne Luigi Battisti e la 43enne Daniela Cerroni, ritenuti entrambi anche organizzatori dell’attività di sfruttamento della manodopera straniera. Ai domiciliari è finito l’ispettore del lavoro di Latina, il 57enne Nicola Spognardi, Chiara Battisti, 25enne nata ad Aprilia e figlia di Luigi Battisti (lei aveva compiti di natura contabile all’interno della cooperativa del padre), ed il 48enne di Latina Luca di Pietro, formalmente presidente della cooperativa Agri Amici e impegnato nel trasporto e nella vigilanza dei braccianti. Tutti gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, all’estorsione, all’autoriciclaggio, alla corruzione e ai reati tributari. Sono una 50ina in tutto le persone indagate, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale. Sotto sequestro sono finite 5 abitazioni, 3 depositi, 3 appezzamenti di terreno, 9 auto, 36 tra furgoni e camion, una società cooperativa, 4 quote societarie e numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
“Oltre ai destinatari della misura cautelare, che ha permesso di disarticolare un sistema di protezione e collusione che rendeva possibile lo sfruttamento selvaggio della manodopera straniera, – spiega nella nota stampa la Questura di Latina – vi sono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto anche vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori.
Gli arrestati sono risultati impegnati, per mezzo di una società cooperativa denominata Agri Amici, con sede a Sezze, nel reclutamento e nello sfruttamento di stranieri centrafricani e rumeni, somministrando illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole committenti, avendo monopolizzato il settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.
Approfittando dello stato di bisogno, gli stranieri venivano trasportati nei campi a bordo di pulmini sovraffollati, privi dei più elementari sistemi di sicurezza, ed erano costretti ad affrontare una giornata lavorativa di almeno 12 ore a fronte di una retribuzione inferiore alla metà rispetto a quella prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore.
I destinatari della custodia cautelare in carcere sono:
1. BATTISTI Luigi nato a Latina il 19.08.1968, ritenuto il fondatore ed organizzatore della cooperativa: era colui che intratteneva i rapporti istituzionali e con le aziende committenti, stabilendo i criteri contrattuali, amministrativi ed economici riguardanti i lavoratori;
2. CERRONI Daniela nata a Sezze il 15.02.1975, anche lei considerata capo e promotore del gruppo criminale, nonché socio fondatore della Cooperativa: si occupava di organizzare e pianificare i gruppi di braccianti che ogni mattina venivano riuniti nel cortile della sua abitazione di Priverno e successivamente trasportati presso le aziende committenti;
3. VACCARO Marco nato a Frosinone il 17.07.1979, segretario generale provinciale della FAI CISL (federazione agricola, alimentare e industriale), accusato di avere garantito protezione alla cooperativa AGRI AMICI, grazie al suo ruolo sindacale, estorcendo l’iscrizione alla sua organizzazione ai lavoranti assunti dalla cooperativa, dietro la minaccia del licenziamento.
I destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari sono:
4. DI PIETRO Luca nato a Latina il 12.08.1970, formalmente presidente della cooperativa AGRIAMICI, impegnato nel trasporto e nella vigilanza dei braccianti;
5. SPOGNARDI Nicola nato a Capua (CE) il 10.05.1961, Ispettore del lavoro presso l’Ispettorato Territoriale di Latina, accusato di avere garantito copertura alla cooperativa AGRIAMICI in cambio di utilità economiche, elargendo consigli e indicazioni agli indagati utili ad eludere controlli e contestazioni da parte del suo ufficio;
6. BATTISTI Chiara, figlia di Luigi, nata ad Aprilia (LT) il 08.01.1994, accusata di far parte dell’associazione per delinquere, svolgendo compiti di natura contabile ed amministrativa in seno alla cooperativa, nella piena consapevolezza delle violazioni di natura contrattuale e fiscale.
Le indagini – spiega ancora la Polizia – hanno fatto emergere le figure di Luigi Battisti e di Daniela Cerroni quali fondatori della cooperativa ed organizzatori dell’attività di sfruttamento della manodopera straniera. Intercettazione del 3 dicembre 2017: (…Luigi è convinto che l’impero lo ha creato lui…; …no lo abbiamo creato insieme…); i due avevano messo in piedi un sistema che, grazie alla copertura di esponenti sindacali e dell’Ispettorato del lavoro infedeli, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori stranieri, li costringeva a sottostare a regole disumane, non garantendo loro i più elementari diritti previsti dall’ordinamento giuridico e costringendoli ad iscriversi al sindacato dietro la minaccia del licenziamento, in modo che quest’ultimo percepisse non solo le quote di iscrizione ma anche ulteriori introiti economici connessi alla trattazione delle pratiche finalizzate ad ottenere le indennità di disoccupazione.
Significativa, in questo senso, l’intercettazione di un sms inviato da Vaccaro ad un altro segretario dello stesso sindacato, in prossimità delle festività natalizie: “…a babbo natale ho chiesto … 4000 disoccupazioni e un gatto…!.
L’indagine ha avuto inizio alla fine del 2017, a seguito degli interventi disposti dal Servizio Centrale Operativo nell’ambito dell’operazione ad alto impatto denominata “Freedom”, finalizzata al contrasto del preoccupante fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro. Tali controlli hanno permesso di rilevare la presenza in alcune zone della città, nelle primissime ore della mattinata, di folti gruppi di stranieri in attesa di pulmini per essere trasportati nei campi.
I servizi di osservazione – recita ancora la nota della Questura – hanno permesso di accertare che i braccianti provenivano anche dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in attesa del riconoscimento della protezione internazionale.
Le indagini di natura patrimoniale hanno consentito di evidenziare la commissione dei delitti di trasferimento fraudolento di valori e dichiarazione infedele, in base ai quali sono stati sequestrati per sproporzione rispetto ai redditi dichiarati, ed in quanto provento di autoriciclaggio, 5 abitazioni, 3 depositi, 3 appezzamenti di terreno , 9 autovetture, 36 tra furgoni e camion, 1 società cooperativa, 4 quote societarie e numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro”.