E’ allarme nelle carceri del Lazio per il continuo sequestro di telefoni cellulari da parte della Polizia Penitenziaria. Diversi gli episodi nelle ultime ore, come spiega Maurizio Somma, segretario nazionale laziale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “La Polizia Penitenziaria, a seguito di accurate ed attente perquisizioni, ha sequestrato nel carcere di Frosinone ben 6 telefoni cellulari. Un altro è stato rinvenuto a Roma Rebibbia”. Il Sindacato lancia un appello al Ministero della Giustizia: “Servono deterrenti efficaci per stroncare questo traffico illecito”.
“L’abilità e l’acutezza professionale del personale di Polizia Penitenziaria – commenta – sono tali da interrompere questo flusso illecito traffico di telefonini tra l’esterno e l’interno della struttura. La recente istituzione del reato del Codice penale (art. 391) che punisce con severe pene chi introduce e-o chi detiene cellulari nei penitenziari, ha evidentemente indotto i responsabili di tali traffici ad escogitare nuove modalità di ingresso non facilmente addebitabili, a seconda anche dei punti deboli delle strutture.
Il SAPPe del Lazio esprime vivo compiacimento al personale di Polizia che lavora nei penitenziari della Regione, che pur operando in critiche e precarie condizioni lavorative, sotto tanti aspetti, riesce a garantire la legalità, a prescindere”.
L’appello di Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è rivolto principalmente al Ministero della Giustizia ma coinvolge tutte le Istituzioni, in particolare la politica: “Servono deterrenti efficaci per stroncare il traffico illecito e inibire l’uso di telefoni cellulari in carcere.
La schermatura di tutte le Sezioni detentive e di tutte le altre aree che in un carcere vedono la presenza di detenuti è imprescindibile, come anche potenziare gli organici della Polizia Penitenziaria. Fino a poco tempo fa detenere e quindi usare illecitamente un telefono cellulare in carcere non aveva nessuna conseguenza per i trasgressori: e questo non è accettabile!
Urgono, quindi, provvedimenti legislativi e aggravanti disciplinari che da un lato inaspriscano le pene per chi tenta di introdurre telefonini in carcere e di chi li detiene irregolarmente”.
Ma Capece “punta il dito” anche contro il sistema della vigilanza dinamica e del regime penitenziario ‘aperto’ a favore dei detenuti, che fa venire meno i controlli della Polizia Penitenziaria: “Che dire del sistema di ‘vigilanza dinamica’ e del regime penitenziario aperto? Ha senso, è rieducativo, da un senso alla pena detentiva far stare molte ore al giorno i detenuti fuori dalle celle senza però fargli fare assolutamente nulla? Il dato oggettivo è che con la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto gli eventi critici sono aumentati”.