Oggi pomeriggio ad Anzio, a Villa Corsini Sarsina, si celebra la “Giornata della Memoria” con un convegno dell’Associaizone Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana. L’appuntamento – per commemorare le vittime dell’Olocausto – è a partire dalle 17.30. L’iniziativa gode del Patrocinio del Comune di Anzio e dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti (ANED), L’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI), terrà il Convegno dal titolo 27 gennaio 1945: “SE COMPRENDERE E’ IMPOSSIBILE, CONOSCERE E’ NECESSARIO” – NIE WIEDER (Mai più!), in riferimento alla “Giornata della Memoria” del 27 gennaio.
Il Convegno, che vedrà come relatori il dott. Francesco TAGLIENTE, già Questore di Roma e Prefetto di Pisa e figlio di un reduce della deportazione e il dott. Aldo PAVIA, Vice Presidente dell’Associazione Ex Deportati, sarà moderato dalla giornalista locale Katia FARINA.
L’occasione non è solo quella di rendere un omaggio alle vittime, seppure dovuto, ma soprattutto una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di ciò. Non è, quindi, solo la giusta pietà per i morti ad animarlo, quanto la consapevolezza di quel che è accaduto… e che non deve “mai più” ripetersi!
Come noto, la “Giornata della Memoria”, una ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, è stata istituita con la risoluzione n. 60/7 del 1° novembre 2005 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha stabilito la data del 27 gennaio, poiché quel giorno del 1945 le truppe alleate varcarono i cancelli di Auschwitz, rivelando al mondo intero gli orrori dei lager nazisti.
L’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana, che ha sancito nel proprio Statuto il rispetto per l’uomo e delle sue idee, condizione, etnia o religione, con l’imperativo che nessuno potrà mai essere discriminato per le opinioni che manifesta, ha fortemente voluto questo Convegno, che non deve limitarsi all’indignazione e alla denuncia morale contro i crimini nazi/fascisti, seppure sentimenti naturali e condivisibili verso fatti gravi e disumani, ma perché contribuisca in maniera decisa alla “memoria” della Shoah, al ricordo di tutti coloro che, ebrei e non, sono stati uccisi, deportati ed imprigionati e di tutte quelle persone che, a rischio della loro stessa vita, si sono opposte alla ‘soluzione finale’ voluta dai nazisti.