Operazione “Bobcat” tra i comuni di Roma, Pomezia, Colonna, San Cesareo, Mentana e Cervia: più di 50 carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Rieti nei confronti di 9 persone ritenute responsabili di furto aggravato e riciclaggio. La complessa indagine è stata avviata dai carabinieri nel gennaio 2017, a seguito di un furto di mezzi pesanti, bobcat ed escavatori da un’azienda del reatino per un valore complessivo di circa 150mila euro. I furti venivano commessi spesso anche nella provincia di Latina, i mezzi pesanti “ripuliti” poi venivano spediti in Romania.
I militari dell’Arma, al termine di più di un anno di indagine, sono riusciti a sgominare una banda composta da nove soggetti, di cui sette italiani e due rumeni, tutti con precedenti specifici di polizia, dedita al furto di mezzi da lavoro di grosse dimensioni che poi venivano rivenduti all’estero, riuscendo anche a delinearne il modus operandi caratterizzato da estrema organizzazione e professionalità.
IL MODUS OPERANDI – I malviventi, dopo aver individuato i possibili obiettivi, posti anche a centinaia di chilometri dalle loro abituali residenze, in particolare escavatori, mini pale, bobcat e trattori agricoli di grosse dimensioni di proprietà di ditte edili e agricole nelle provincie di Rieti, Roma, Latina, Macerata, Ancona, L’Aquila e Ravenna, organizzavano una serie di sopralluoghi al fine di verificare la presenza di eventuali pericoli (telecamere di videosorveglianza, vigilanza privata o abituali posti di controllo delle forze dell’ordine).
Una volta stabilito che il colpo era sicuro, una squadra composta da sei o sette malviventi partiva alla volta dell’obiettivo, generalmente a bordo di due autovetture ed un camion “puliti” perché intestati a prestanome. Giunti sul posto, due dei malviventi si facevano lasciare in prossimità del cantiere edile o dell’azienda agricola e, una volta entrati, dapprima rendevano inefficaci i sistemi di localizzazione GPS sui vari mezzi tramite l’utilizzo di un jammer e poi manomettevano la centralina degli stessi per metterli in moto, il tutto mentre gli altri componenti della banda, a bordo delle loro autovetture, effettuavano una vigilanza discreta sulla zona, segnalando eventuali pericoli rappresentati anche da semplici veicoli in transito.
Preparato così il mezzo, veniva fatto avvicinare il camion a bordo del quale questo veniva caricato e portato via: tutta l’operazione non durava mai più di 45/50 minuti. Durante il viaggio di ritorno, i malviventi erano soliti organizzare una vera e propria staffetta per segnalare la presenza di pattuglie delle forze dell’ordine lungo il tragitto: ecco quindi che il camion con a bordo la refurtiva veniva fatto precedere da una delle due autovetture, mentre l’altra lo seguiva a debita distanza per intervenire in caso di necessità.
Una volta al sicuro, entrava in scena un ottavo complice il quale si occupava di contraffare tutti i segni distintivi presenti sullo mezzo rubato, alterandone le etichette presenti o applicandone di nuove, esatta riproduzione di quelle originarie, nonché elaborando nuovi documenti cartacei completamente falsi attestanti la proprietà della macchina. A questo punto, il mezzo rubato risultava ad un controllo in banca dati del tutto “pulito” e quindi poteva tranquillamente essere portato all’estero per essere poi rivenduto: di questo si occupava un nono complice che ne organizzava il trasporto attraverso camion che partivano appositamente dalla Romania per venire a prendere la refurtiva, certi del fatto che, anche se fermati dalle forze dell’ordine, non avrebbero corso alcun rischio.
Grazie alle indagini, è stato accertato che i malviventi tratti in arresto oggi, dal mese di gennaio a quello di ottobre 2017, hanno rubato ben 21 mezzi d’opera, per un valore complessivo vicino al milione di euro, gran parte del quale non assicurato: di questi, sette mezzi, per un valore complessivo pari a 420mila euro, sono stati però recuperati e restituiti ai legittimi proprietari.
Durante le perquisizioni domiciliari della notte appena trascorsa sono stati trovati, nella disponibilità di due degli arrestati, un bobcat marca FAI, risultato rubato a Fano addirittura nel luglio 1991, nonché due radio ricetrasmittenti marca Motorola, risultate rubate da un canile nel mese scorso: la refurtiva è stata posta sotto sequestro in attesa di essere restituita ai legittimi proprietari.
Al termine delle formalità di rito, sette dei nove ricercati sono stati rintracciati e arrestati: quattro sono stati condotti presso la casa circondariale Regina Coeli di Roma, uno nel carcere di Velletri e infine altri due sono stati sottoposti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni. Sono ancora in corso accertamenti per rintracciare altri due componenti la banda i quali, al momento, non sono presenti sul territorio nazionale.