Poca illuminazione, pavimento dissestato, nessuna custodia e proprio per questo episodi ripetuti di furti, atti vandalici e abbandono di rifiuti. E’ una situazione di degrado che non trova risposta, quella riscontrata presso il parcheggio della stazione di Campoleone. Un’area di sosta che rappresenterebbe una risorsa preziosa, proprio in ragione dell’importanza strategica dello snodo viario che collega il sud Italia con Roma. Eppure i cittadini non sono messi in condizione di poter usufruire di questo importante servizio. Al degrado in cui versa l’area e all’assenza di sicurezza, spesso lamentata da chi tornando a sera si è ritrovato nella migliore delle ipotesi l’auto priva dei quattro pneumatici o i vetri infranti, fa riscontro l’assenza di soluzioni protratta nel tempo. Una cristallizzazione del problema che ha avuto come unico effetto quello di scoraggiare i pendolari a utilizzare un parcheggio comodo e vicino alla stazione, proprio dove ce ne sarebbe bisogno perché mancano delle alternative valide.
“Sono anni che i pendolari evidenziano lo stesso problema. Era emersa la possibilità di privatizzare il parcheggio, ma questo avrebbe potuto dividere l’opinione pubblica. La scelta quindi sembra essere ricaduta sul non affrontare il problema e a farne le spese sono state tutte quelle persone che ogni giorno lasciano la propria auto parcheggiata senza la certezza di ritrovarla a sera, quando è il momento di tornare a casa. I problemi denunciati presso gli uffici competenti prima che sui social – prosegue il candidato sindaco della coalizione Un’Altra Aprilia Lanfranco Principi – sono gli stessi da anni. Il parcheggio non è custodito e l’assenza di una illuminazione efficiente amplifica il rischio per la sicurezza individuale esasperandolo e mantenendolo, perché anche la videosorveglianza come concepita non funziona e non può funzionare, giacché l’impianto non permette di conservare la registrazione delle immagini. Il progetto di esternalizzazione nella gestione delle aree di sosta è stato accantonato per evitare i rischi di una eventuale privatizzazione. Si può essere d’accordo, ma allora? Dove è stata l’alternativa?”