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Processo Tritone, chiesti 240 anni di carcere. “5 milioni di euro per risarcire Anzio e Nettuno”

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Prosegue il processo scaturito dalla maxi-inchiesta ‘Tritone’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nei comuni di Anzio e Nettuno. Ieri la requisitoria dei pm della Dda che al termine hanno chiesto condanne per oltre 240 anni di carcere per i 22 imputati. Poi è stato il momento delle parti civili. I comuni di Anzio e Nettuno – rappresentati dall’avvocato Massimiliano De Benedetti – hanno chiesto un risarcimento da 5 milioni di euro ed una provvisionale di almeno 500 mila euro.

“Ci vorranno anni di attività educative programmatiche, – ha detto l’ avvocato Massimiliano De Benetti – che rappresenta entrambi i comuni, per riparare il danno sociale causato in decenni di presenza sui territtori della locale di ndrangheta, attività necessarie per scardinare l’ effetto distorsivo creato dalle organizzazioni criminali sul normale svolgimento delle attività della comunità in ambito politico, economico e sociale. Non è accettabile, – ha detto il legale in più passaggi, – che sia vissuto con rassegnazione quasi fisiologica,soprattutto nelle giovani generazioni, un sistema dove la forza intimidatrice delle famiglie mafiose la fa da padrone, dove per anni la politica e’ stata serviente ai capi della locale come e’ emerso dall’ istruttoria dibattimentale”. L’ avvocato De Benetti ha chiesto al Collegio un atto di coraggio, nel riconoscere quale autonoma voce di danno, oltre a quello di immagine, il danno sociale pari al costo per svolgere attività culturali- educative quantificandolo in euro 100 per abitanti, “solo cosi’, – ha detto il legale, – le condanne saranno davvero utili e si può pensare di non ritrovarsi nuovamente tra qualche anno a discutere dello stesso fenomeno criminale in quei territtori nelle aule di giustizia. Bisogna insegnare ai giovani che la politica e’ l’arte piu’ antica del mondo e che l’ iniziativa economica è una libertà prima che un diritto. Del resto, – ha concluso, – questo e’ il grande insegnamento di Giovanni Falcone”.

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