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Rientro a scuola il 7 gennaio, “Troppe criticità per riprendere in presenza”

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“Pur fautori di un ritorno graduale alla didattica in presenza, alla luce dell’andamento poco rassicurante della pandemia, riteniamo non ci siano le condizioni per rientrare in classe già a partire dal 7 gennaio. Nonostante tutti gli sforzi messi in campo finora, restano ancore diverse incertezze rispetto ad una corretta e adeguata regolazione dei trasporti e, soprattutto, sulle misure sanitarie di tutela e prevenzione per e nelle scuole”. Così la coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti di Latina, Patrizia Giovannini, sulla ripresa in presenza delle attività didattiche dopo le festività natalizie. 

La Gilda ha partecipato al tavolo regionale del 2 gennaio scorso e in quella sede, d’accordo con le altre sigle sindacali presenti, ha espresso netta contrarietà alla riapertura delle scuole prevista per il 7 gennaio. “A nostro avviso – afferma Giovannini – si presenta già grave la situazione negli istituti del I ciclo dove si è continuato a fare lezione in presenza, ma non senza incognite e disagi che imporrebbero una rimodulazione. Ci sono poi diversi dubbi e preoccupazione per l’assetto organizzativo pensato per il rientro delle superiori: la frequenza al 50% in un primo momento, poi del 75% a partire dal 15 gennaio, divisa in due fasce temporali di ingresso, alle 8 e alle 10, non può considerarsi risolutiva nella prevenzione al contagio né consente l’apprendimento e il normale scorrimento delle attività didattiche”.

La sindacalista denuncia inoltre la totale assenza di considerazione delle misure da adottare per la permanenza degli alunni a scuola fino a pomeriggio inoltrato: “Ci sono oggettive difficoltà legate alla mancanza della mensa, dunque della tutela alla salute alimentare, alla mancanza di tempo per lo studio e le attività funzionali all’insegnamento e apprendimento, alla mancata tutela della salute del personale scolastico. D’altra parte, ad oggi, non c’è stata alcuna assunzione di responsabilità per accogliere proposte concrete di riduzione oraria, di fatto occorrerebbero molto tempo e lavoro solo per organizzare i turni e le disposizioni interne ad essi correlate. Restano ancora: l’impossibilità di prevedere tutele anche per i docenti pendolari che viaggiano sulla rete ferroviaria e tranviaria insieme a tanti alunni; la mancanza di presidi sanitari fuori e dentro le scuole, dei tamponi rapidi da disporre in tutti gli istituti, l’impossibilità di garantire misure di sicurezza uniformi e necessarie per tutti gli insegnanti, gli studenti, le famiglie”. 

“Infine – conclude Giovannini – non può essere ignorato lo sforzo fatto dai docenti per adeguarsi alla didattica a distanza e alla didattica digitale integrata: è un lavoro sommerso, non riconosciuto e sta andando oltre la misura in termini di impegno e tempo”.

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