«Il governo si ostina col volere la scuola in presenza, nonostante la repentina crescita dei contagi e le strutture sanitarie in affanno. E’ facile prevedere cosa accadrà lunedì, quando in tutte le scuole riprenderanno le lezioni in aula dopo le festività: con le misure di sicurezza e prevenzione ridotte ai minimi termini e con il regime delle quarantene rivisitato secondo le nuove disposizioni governative sarà difficile scongiurare un ulteriore incremento dei contagi, oltre che garantire la continuità didattica e formativa programmata». La coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti, Patrizia Giovannini, guarda con allarme al rientro in classe previsto il 10 gennaio per gran parte degli istituti di Latina, perchè la situazione era esplosiva già prima della pausa natalizia.
«Aumento costante dei contagi, classi presenti a singhiozzo, DDI (didattica digitale integrata), difficoltà di copertura delle cattedre per via dei numerosi docenti in quarantena: sono problemi che abbiamo segnalato già prima delle festività, – afferma la segretaria della Gilda – aggravati dalla cancellazione, come da ultimo protocollo ministeriale, delle misure minime di prevenzione, tra le quali le cosiddette “bolle” e il distanziamento fisico. Tutto ciò ha indotto i docenti in servizio a supplire i colleghi assenti compromettendo il regolare svolgimento delle lezioni. C’è anche da considerare che nelle scuole entrano, necessariamente, assistenti delle cooperative sociali senza obbligo di vaccino e alunni diversamente abili non obbligati all’uso della mascherina, con conseguente rischio di contagio per docenti di sostegno in primis e, a ricaduta, per studenti e insegnanti in classe».
Per la Gilda le ultime misure varate dal governo sembrano non tenere conto di quanto succede negli istituti e che l’obbligo vaccinale non basta da solo a tutelare dal contagio. «La situazione rischia di peggiorare – sottolinea la Giovannini – anche a causa delle difficoltà per gli hub vaccinali e la Asl di tracciare i contagi e certificare gli esiti dei tamponi necessari per rientrare in aula a seguito di eventuali quarantene o positività. Senza certificazione il personale scolastico risulta assente non giustificato, con decurtazione dello stipendio; addirittura i precari rischiano di non percepire l’intera retribuzione avendo a disposizione solo tre mesi di malattia in tre anni. E’ stato giustamente chiesto lo smart working per i dipendenti della Funzione Pubblica, ma sappiamo che un ufficio della PA è un luogo di certo meno rischioso di un’aula scolastica».
«Ancora si insiste con la retorica sulle “scuole luoghi sicuri” – continua la sindacalista – ma senza che sia suffragata dai dati oggettivi. Inviterei il premier, i ministri all’istruzione e della salute e i leader dei partiti che sostengono il governo a visitare una classe di un qualsiasi istituto al tempo della pandemia, per capire meglio e avere un quadro più definito e realistico. Allo stato attuale la principale funzione della scuola sembrerebbe diventata il babysitting di Stato».
«Continueremo a chiedere misure serie per il contenimento e la prevenzione del contagio – conclude Giovannini – a partire dall’adeguamento delle strutture e dei trasporti, passando per il taglio alle classi pollaio fino alla predisposizione di presidi sanitari nelle scuole e dei necessari dispositivi di protezione per tutto il personale scolastico».