Sulla delibera per la Rigenerazione Urbana l’opposizione ad Aprilia è stata molto critica. I consiglieri di centrodestra (La Pegna, Vulcano, Renzi e Lazzarini) hanno preferito uscire dall’aula al momento del voto, i consiglieri Giusfredi, Zingaretti e Grammatico hanno invece votato contro.
Fortemente critica la Lista Giusfredi che ha diramato la nota di seguito.
Nota alla proposta di deliberazione del consiglio comunale del 31/07/2019, (punto 6 O.d.G. del. C.C.) “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”
La Regione Lazio, con la definitiva approvazione della legge 07/2017, “Disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio”, ha di fatto chiuso la precaria vicenda interpretativa e applicativa delle leggi 21/2009 e 10/2014 (cosi detto Piano Casa), avviando in questo modo, con uno strumento flessibile nell’applicabilità ma chiaro nell’attuazione, un processo di riordino e di riqualificazione di quelle parti di territorio soggette a situazioni di degrado e di disagio sociale con interventi di rigenerazione urbana.
I comuni sono chiamati a dare un loro determinante contributo facendo propria la legge ed applicandola mediante atti amministrativi appropriati in relazione a condizioni specifiche di degrado e di disagio ben individuate da uno studio organico ed approfondito del territorio.
Tale studio, che si conclude con l’individuazione degli ambiti di intervento e con la relativa regolamentazione, dovrebbe far emergere tali condizioni e giustificare l’incentivo proposto per favorire interventi di riqualificazione finalizzati al miglioramento delle condizioni sociali anche mediante il recupero di servizi pubblici.
Il comune di Aprilia, arriva invece a questa proposta di delibera di Consiglio Comunale dopo circa due anni di
sostanziale inerzia dall’introduzione della legge 07/2017, imprimendo un’accelerazione solo negli ultimi quattro mesi e convocando tre commissioni urbanistiche senza uno studio organico e conoscitivo a monte, presentando inoltre testi in continua mutazione, ma soprattutto senza aver avviato prioritariamente alcuna forma di partecipazione civica fondamentale per l’individuazione degli ambiti d’intervento.
Ma facciamo subito chiarezza, il nostro gruppo consigliare esprime in generale il propio assenso al recepimento della legge regionale 07/2017 e ai temi cardine che introduce, ossia: riqualificazione, rigenerazione, riordino di zone degradate o emarginate in termini di servizi e standard abitativi, ma ritiene doveroso, senza fare polemiche sulle forme e sulle modalità di applicazione, garantire il conseguimento dell’obiettivo nel rispetto delle regole appena evidenziate, così come enunciate agli art. 1 e 2 della stessa legge, e consentire una reale riqualificazione delle aree degradate evitando il consumo di altro suolo, soprattutto nelle zone agricole.
Se la delibera deve solo servire ad alimentare una sterile ed inutile propaganda elettorale per far credere che la nuova amministrazione è stata brava a recepire una legge regionale entrata in vigore due anni fa accorgendoci, magari tra qualche anno, che non è stata in grado di incidere minimamente sulle condizioni di disagio effettivo della nostra città, avremo non solo perso tempo ma aggravato
una situazione già fortemente penalizzata dal fenomeno dell’abusivismo e dalla carenza di servizi.
Inoltre, se lo strumento della rigenerazione urbana serve solo ad incentivare la ristrutturazione edilizia ed il miglioramento della sicurezza e delle condizioni ambientali di case costruite in zona agricola, peraltro già escluse dalla variante speciale dei nuclei abusi, pur se condivisibile sarebbe troppo riduttivo disattendendo le finalità e lo spirito vero della legge regionale che cerca invece di intervenire con una “rigenerazione urbana intesa in senso ampio ed integrato comprendente aspetti sociali, economici urbanistici ed edilizi”.
Vorremmo pertanto porre l’attenzione su alcuni aspetti critici della nostra città e capire come e in che modo tali aspetti siano stati affrontati e come lo strumento che andiamo ad approvare è in grado di interagire.
In sostanza le domande che ci poniamo e sulle quali sarebbe opportuno che riflettessimo tutti, con i tempi necessari per approfondire l’argomento senza farsi prendere dalla fretta, visto che non ci sono scadenze, sono:
- a) come viene affrontato, il problema di quelle aree che esprimono un degrado ed un disagio sociale a ridosso dei centri abitati del centro di Aprilia, ed in particolare, solo per citare alcuni esempi di degrado sociale in aree di ingresso della città, come potrà incidere la delibera
– sugli innumerevoli siti produttivi dismessi caratterizzati dalla presenza di capannoni abbandonati ed in disuso che potranno essere rigenerati solo creando, al posto di un capannone di 2000mq, un negozio di 250mq
– sull’area ex canebi (inclusa sempre nell’ambito R1 ma con consistenze edilizie esistenti molto elevate a destinazione residenziale)
– sull’area ex freddindustria (inserita nell’ambito R1 ma per la quale sono consentiti interventi di ristrutturazione edilizia e di demolizione e ricostruzione fino ad un massimo di mq 10.000 per attività di servizio peraltro già consentite dal PRG per consistenze edilizie ben più grandi),
Sarà l’occasione giusta per garantire una riqualificazione di queste aree e poter reperire i servizi necessari, nello spirito vero della legge, o invece tali aree rimarranno nello stato di degrado per altri 20 anni, sempre che non trovino strade alternative rivolte solo ad una mera e semplice speculazione economica?
- b) L’individuazione di ambiti così estesi, interessanti quasi 2/3 dell’intero territorio, può incentivare un’effettiva e reale riqualificazione delle aree degradate o invece sarà in grado di incidere solo sulla ricostruzione di qualche casa in zona agricola, peraltro già incentivate dalla possibilità di operare con interventi diretti senza alcun bisogno di individuare ambiti territoriali così estesi come gli ambiti R2-R3-R4-R5-R6,R7 e R8 che includono al loro interno vaste aree di terreni non edificati?
Riteniamo infatti che l’individuazione di ambiti così estesi, in gran parte ricadenti in zona agricola, in cui è prevista solo l’incentivo per le ristrutturazioni e la delocalizzazione delle consistenze edilizie senza una regolamentazione precisa in merito al reperimento dei servizi sociali e/o pubblici, non avrà la capacità di ricostruire un tessuto sociale degradato.
La possibilità inoltre di delocalizzare edifici costruiti abusivamente, anche in aree inedificabili, e con premialità fino al 30% del volume esistente, pur se consentite dalla legge regionale per eliminare condizioni di rischio, offrendo un vantaggio economico a chi ha costruito illegalmente crea una forte disparità di trattamento penalizzando invece chi è stato rispettoso dell’ambiente.
Tale criterio, che potrebbe avere anche una sua logica se inquadrato in una più ampia possibilità di intervento all’interno di ambiti ben circoscritti, imponendo anche vincoli in termini di dotazione di servizi, risulta non efficace e ridotto ad una mera e semplice incentivo alla ristrutturazione che, seppur necessaria, non garantisce le finalità e gli obiettivi della legge regionale.
In sostanza, aver lavorato sulle tavole regionali della carta d’uso del suolo, può aver indotto a considerare, che la vastità del fenomeno dell’abusivismo edilizio forse non sia ancora concluso, o quantomeno, si vuole indurre a pensare che c’è ancora un margine d’espansione dei 55 nuclei periferici, in quanto la tavola regionale disegna al suolo dei margini superiori dei limiti dei nuclei licenziati con la delibera regionale 622/2012.
Altro tema che dovrebbe essere oggetto di riflessione e che la delibera sembrerebbe non affrontare in maniera esaustiva è quello della sovrapposizione dello strumento operativo sulla rigenerazione con i piani attuativi della variante speciale dei nuclei abusivi ed in particolari di quelli in attesa di approvazione e di definizione (sistemi Toscanini/Guardapasso, Campoleone, Campo di Carne, Campoverde) per i quali un aumento delle cubature esistenti non garantirebbe più il rispetto degli standard previsti, rimettendo in discussione un iter già troppo sofferto e di conseguenza anche il recupero di tali aree.
Vogliamo infine evidenziare come sarebbe stato opportuno imprimere invece una forte accelerazione alla definizione di un altro importantissimo strumento urbanistico, che è quello della Variante di Salvaguardia, già avviato nella precedente legislatura e che forse avrebbe potuto affrontare, ancor prima della rigenerazione urbana ed in maniera più corretta ed organica, la ricucitura di tutto il territorio di Aprilia e degli strumenti attualmente vigenti in un quadro di riordino generale riconducibile ad un vero e proprio Nuovo Assetto del P.R.G.
Pertanto, ribadendo, in generale, il nostro assenso al recepimento di una legge regionale finalizzata alla riqualificazione, rigenerazione ed al riordino di zone degradate, riteniamo, con rammarico e dispiacere, di aver perso un’occasione importante per la città e quindi esprimiamo la nostra non approvazione di una delibera che a nostro avviso, per le motivazioni espresse e in assenza di
un’approfondita analisi e di una compartecipazione civica, potrebbe rilevarsi inefficace e non adatta, per come impostata, ad affrontare le problematiche reali di alcune condizioni di disagio e di degrado della nostra città.
Invitiamo pertanto tutto il consiglio ad una maggiore riflessione sul tema della rigenerazione urbana e sulle effettive ripercussioni che la stessa può generare in termini sociali ed economiche, nella speranza che, un maggiore approfondimento nell’individuazione degli ambiti ed un maggior coinvolgimento del cittadino e delle sue rappresentanze, possano indurre il nostro gruppo, in una successiva fase, ad esprimere il nostro più totale assenso.