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Sanità, “Ad Aprilia ancora troppe carenze, ma potenzialità ci sono”

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Il bilancio della sanità di Aprilia segna ancora il rosso, nonostante qualche “entrata” che fa sperare in un prossimo anno con maggiore positività. Ne è certo il Tribunale per i diritti del Malato di Aprilia, che questa mattina tramite il coordinatore Claudio Frollano, ha fatto il punto sulla situazione attuale.

“Le buone notizie: – dice Frollano – il 16 dicembre 2019, alla presenza del Direttore Generale della ASL di Latina Dott. Giorgio Casati  e dell’Assessore alla Sanità della Regione Lazio Dott. Alessio D’Amato,  è finalmente stata inaugurata la Casa della Salute di Aprilia, dopo lungaggini burocratiche e difficoltà per portare a termine i lavori di adeguamento degli edifici della ASL alle  norme antincendio e per adeguare i diversi ambienti, ed in particolare gli ambulatori medici, agli specifici protocolli.

Il TDM ha costantemente seguito e sollecitato la realizzazione del progetto, che dovrà  rispondere soprattutto  alle esigenze  legate alle cronicità.  In pratica significa la presa in carico a 360° di quei cittadini con malattie croniche,  per ora solo con patologia da BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) e Diabete di tipo 2 e verosimilmente, dagli inizi del 2020, anche per i cronici scompensati.

– Attivato il progetto +VITA,  promosso dalla ASL di Latina e partito nel giugno scorso, che attraverso la presa in carico dei pazienti cronici e la prevenzione, permetterà di restituire al territorio quella indispensabile valenza di centralità della sanità,  negata nell’ultimo decennio, rendendo più accessibili e organizzati i servizi al cittadino.  Con la collaborazione dei medici di famiglia che aderiranno al progetto, i cittadini che si iscriveranno al programma saranno dotati di un fascicolo sanitario personale. La Asl e i  medici di famiglia potranno seguire costantemente i pazienti con visite ed esami programmati, senza liste di attesa, prenotati direttamente dai medici.

Per tale motivo è stato istituito presso il nostro Poliambulatorio il servizio denominato CCT, che sta per Centrale di Continuità Territoriale che prevede, tra l’altro, un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), erogato tramite un gruppo di Medici di Medicina Generale (UCP) che rappresentano una Unità di Cure Primarie.

– La costruzione della terza ala del Poliambulatorio di via Giustiniano, di cui il Tribunale per i Diritti del Malato è stato promotore, sta per essere una realtà, secondo quanto ha affermato pubblicamente l’Assessore Regionale D’Amato. Entro breve, comunica, verrà completato il decreto per avviare la costruzione di una terza ala per la quale la Regione prevede di  stanziare oltre 2 milioni e mezzo di euro e che andrà ad ospitare ulteriori servizi.

Tuttavia il bilancio relativo al 2019  chiude in rosso: lunghi tempi di attesa per visite specialistiche, mancanza di personale medico, infermieristico e amministrativo, strumenti diagnostici insufficienti o da sostituire, inesistente un impianto radiologico  per permettere TAC, Risonanze Magnetiche, Pet. Nonostante la buona volontà di tutti gli operatori, la situazione è ancora critica.

Ma cosa ha rallentato e talvolta reso vani gli sforzi degli operatori?

In primis la scarsità numerica degli stessi. Non solo non si è riusciti a colmare i vuoti sulle specialistiche presenti, quali la cronica mancanza di Neuropsichiatri, Assistenti Sociali, Psicologi e Pediatra, che di fatto hanno quasi azzerato il servizio di Neuropsichiatria Infantile e creato difficoltà operative ed assistenziali al solo Consultorio presente nel nostro territorio, ma non è stato possibile neanche rimpiazzare il personale che per raggiunti limiti di età è andato in pensione!

L’intento di risolvere il problema della scarsità di infermieri attraverso il reperimento di nuove figure infermieristiche per arginarne la carenza ha risolto solo in parte la difficile situazione. Infatti mancano ancora all’appello almeno quattro unità.

Altra nota dolente è il fatto che per alcuni di questi infermieri (tra l’altro attori principali del progetto +Vita), che attualmente non sono stabilizzati, il prossimo anno scadrà il periodo di permanenza e saranno trasferiti in altre realtà. Di conseguenza si ricomincerà da capo e quel tanto importante, se non fondamentale, rapporto di fiducia che nel frattempo si è venuto a creare tra i pazienti con cronicità che sono stati presi in carico e operatore sanitario sarà tutto da ricostruire.

Inoltre la gestione sia dell’acquisto di nuovi strumenti diagnostici necessari agli specialisti sia della riparazione di quelli in uso, talvolta obsoleti e senza parti di ricambio, è tutta da riprogettare: procedure lente e farraginose, tanto che in alcuni casi si è stati costretti ad interrompere il servizio.

Il 2020 sarà l’anno della verifica, dopo l’inversione di tendenza proclamata  dalla Regione Lazio che ha preso atto della necessità di rilanciare la sanità territoriale e dopo la fine del commissariamento. La maggiore disponibilità di fondi e la conseguente assunzione di personale e acquisto di strumenti dovrebbe far volgere in attivo il bilancio anche della sanità del nostro territorio. Ma per questo è necessario anche creare procedure snelle e veloci, indispensabili per far ripartire la sanità pubblica.

Non meno importante, anzi determinante per raggiungere gli obiettivi, è il cambio di gestione del personale sanitario tutto, attraverso la formazione in itinere per un coinvolgimento responsabile, sponsorizzando e pretendendo un lavoro in team. E’ risultato evidente che nei casi in cui, anche per necessità, gli operatori si sono organizzati autonomamente in equipe, con rispetto sia della funzione che della persona, si stanno raggiungendo risultati eccellenti, come nel caso del progetto +Vita.

 Ebbene, queste pratiche dovrebbero essere esportate anche in altri contesti e diventare la norma. E’ ora di ridare dignità al personale che ogni giorno opera al servizio dei cittadini, purtroppo talvolta anche in condizione di stress e di pericolo per la propria incolumità”.

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