Come da tradizione il Vescovo della diocesi di Albano Marcello Semeraro ha inviato alla nostra emittente gli auguri più sentiti per il Santo Natale. Di seguito la sua lettera
“Abitare, accogliere, diventare figli: sono i tre verbi con cui desidero formulare l’augurio (vorrei anche dire l’invito) natalizio. Li raccolgo dal vangelo secondo Giovanni che sarà proclamato nella Messa del 25 dicembre. Rileggiamo: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi … Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Gesù non è giunto a noi come un turista e neppure come un occupante. È arrivato come uno straniero, perché la sua patria era altrove: il grembo del Padre, dove fin dall’eternità è stato generato e dal quale non si allontanerà mai. È giunto senza permesso di soggiorno; lo ha fatto chiedere, anzi, a una donna di un angolo sperduto del mondo. Giunge a noi come estraneo e i suoi non lo hanno accolto. Ecco la storia. Prima che di una felice intimità, Natale è il dramma di un respingimento. Il vangelo secondo Luca, in verità, non la racconta così. Narra laconicamente che non c’era posto nell’alloggio! Tutto molto anonimo e burocratico. Non c’è posto, l’ufficio è chiuso: punto! E si nasconde così pure la faccia. Alcune persone, tuttavia, lo hanno accolto Gesù: Maria e Giuseppe (due sposi che si vogliono bene), dei pastori di Betlemme (fra gli scartati dell’epoca, che perciò conoscono il rifiuto) e alcuni Saggi giunti da Oriente (i quali intuiscono la furbizia del potente di turno e cambiano rotta). La nascita – ogni nascita, non solo quella di Gesù – è questione di accoglienza. Ciascuno di noi entra nel mondo da estraneo e ne diviene parte soltanto grazie all’accoglienza che riceve da chi lo ha generato e da chi gli sta attorno e gli vuol bene. Ed è poi sempre così. Anche per questo, forse, il quarto evangelista unisce l’accoglienza al diventare figli. Il mistero che si realizza per quanti accolgono Gesù Salvatore – generati non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio – è un po’ una sorta di specchio per ciò che si avvera in chiunque accoglie chi giunge d’altrove. Anche nella nostra dimensione terrena, quando si accoglie si diventa figli; almeno uomini, diciamo. Auguri per il Santo Natale e per il nuovo anno. Perché ci veda diventare più umani.
Marcello Semeraro, vescovo”