Prosegue questo fine settimana “Scenari contemporanei”, la stagione teatrale promossa e sostenuta da ATCL Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio e Comune di Sezze con la direzione artistica di Titta Ceccano – Matutateatro, che per il terzo anno consecutivo ospita a Sezze le migliori esperienze nazionali di teatro contemporaneo.
Il terzo spettacolo in programma per sabato 2 dicembre, alle ore 21, presso l’Auditorium Mario Costa di Sezze è “Vania” della Compagnia Oyes, vincitore del premio Giovani realtà del teatro del 2015, del bando NEXT 2016 della Regione Lombardia e finalista al premio In box 2017.
Attraverso una drammaturgia originale, costruita a partire dai temi e dai personaggi principali di “Zio Vanja” di Cechov, lo spettacolo mette in scena le paure, le frustrazioni e il senso di vuoto dei trentenni di oggi. Come nel capolavoro di Cechov, i personaggi sentono di non vivere la vita che vorrebbero, ma la spinta al cambiamento deve fare i conti con la paura di invecchiare, le rigidità, i sensi di colpa, il timore di non essere all’altezza.
La vicenda si svolge in un paesino di provincia e ruota attorno alla figura del Professore, tenuto in vita da un respiratore artificiale. Gli spettatori non vedranno mai il Professore ma le tragicomiche conseguenze che la sua condizione produce sul resto della “famiglia”: la giovane moglie Elena, il fratello Ivan, la figlia Sonia, il Dottore. I personaggi sono interpretati rispettivamente da Vanessa Korn, Fabio Zulli, Francesca Gemma, Umberto Terruso. Ideazione e regia sono di Stefano Cordella.
“Ma che razza di eroi siamo? Io vorrei solo dire alla gente, in tutta onestà, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. E se lo comprenderanno inventeranno sicuramente una vita diversa, una vita migliore, una vita che io non so immaginare”. Così scriveva Anton Cechov in una delle sue lettere. «Ed è proprio dalla stessa pervasiva sensazione di stagnamento ed immobilismo che è nata la necessità di questo lavoro – si legge nelle note di regia. – Come la maggior parte dei trentenni anche noi ci ritroviamo in un limbo poco rassicurante e per non sentire il vuoto ci aggrappiamo al passato e guardiamo al futuro con poche speranze. Il rischio è quello di sopravvivere galleggiando nel “letame” di cui scrive Cechov».
Un’ottima prova attoriale che si sposa con una puntuale rilettura del testo di Cechov, mettendo in scena il disagio generazionale dei giorni nostri.