“Integrazione e inclusione….una sfida impossibile?”, è quanto si domanda Cinzia Vaccarini, portavoce Consulta Locale Disabilità e mamma di un ragazzo autistico di 15 anni di Aprilia che ha inviato una lettera alla stampa locale denunciando le difficoltà riscontrate dall’inizio dell’anno scolastico per la mancanza delle insegnanti di sostegno.
“Per poter cambiare l’atteggiamento culturale sulla “disabilità” – dice Cinzia – occorre prendere coscienza di cosa significhi essere un ragazzo con disabilità e viverla tutti i giorni, attivando processi empatici e di rispetto, atti di solidarietà ed inclusione positiva nonché propositiva. A dover cambiare è la percezione della persona con disabilità perché spesso manca la consapevolezza del vissuto dell’altro…manca l’interesse verso l’altro, il contatto,le mozioni. Un simile impegno è prioritario nella scuola quale primo ambito di socializzazione extra – familiare: per realizzare tutto ciò è necessario il coinvolgimento di personale formato e soprattutto specializzato, inoltre mantenere un dialogo costante con famiglie ed esperti dell’area socio – sanitaria nonché con i referenti delle Associazioni di riferimento in modo da poter avere un confronto ampio sulla realizzazione del percorso verso l’ integrazione. Integrare ragazzi con disabilità è una grande sfida , ma la scuola oggi ha le risorse per farne fronte? La strada indicata dalle Legge è quella delle competenze diffuse, della collegialità, della presa in carico comune, che và oltre il modello di delega all’insegnante di sostegno: ogni docente curricolare è infatti insegnante di TUTTI!
L’inclusione quindi dovrebbe iniziare integrando gli stessi insegnanti.. Ma purtroppo anno scolastico nuovo problemi vecchi anzi peggiori. La situazione che i genitori hanno e ancora continuano a vivere con l’inizio delle lezioni è disastrosa. Ritardi nelle designazioni degli insegnanti, assenza dal primo giorno dell’assistenza specializzata.
Ma soprattutto la richiesta DISCRIMINATORIA di alcuni Istituti scolastici (di Cisterna e Latina) – dice Cinzia – di non portare i ragazzi con necessità di supporti a scuola o di concordare orari ridotti di frequenza! Ogni anno i buoni propositi trovano scarso riscontro nella pratica di tutti i giorni e chi ne paga le conseguenze sono i nostri ragazzi.”