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Sequestro da 25 milioni di euro per Ernesto Diotallevi, elemento di spicco della Banda della Magliana

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I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo un decreto di confisca, emesso dalla locale Corte di Appello – Sezione Misure di Prevenzione, di numerosi immobili, auto e motoveicoli, opere d’arte, società e conti bancari, per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro.

Destinatario del provvedimento è il noto faccendiere romano Ernesto DIOTALLEVI, personaggio vicino, fin dagli anni Settanta, agli ambienti criminali dell’estrema destra, nonché elemento di spicco della famigerata “Banda della Magliana”, incaricato dal capo-clan, Danilo ABBRUCIATI detto “er Camaleonte”, da un lato, di fungere da trait d’union tra tale sodalizio e il mondo economico-finanziario della Capitale; dall’altro, di curare le relazioni con esponenti di “cosa nostra siciliana”, con particolare riferimento al boss palermitano “Pippo” CALÒ, capo mandamento di Portanuova e storico “tesoriere” della mafia, presente a Roma sotto falso nome.

L’odierna operazione costituisce l’epilogo di meticolose indagini patrimoniali, eseguite dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria su delega della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, che hanno consentito di documentare come il proposto, sebbene assolto dalla Corte d’Assise di Roma, nel 1996, nell’ambito del noto “processo alla banda della Magliana”, nonché da plurime accuse di omicidio (tra le altre quella per la morte del banchiere Roberto CALVI), fosse riuscito ad accumulare ingenti fortune, nonostante l’assoluta carenza di fonti di reddito lecite, talora riconducendo la formale titolarità dei beni a compiacenti “prestanome”.

La confisca giunge al termine di un lungo e complesso iter che ha portato la posizione di DIOTALLEVI al vaglio di tutti i gradi di giudizio sino alla Corte di Cassazione la quale, a gennaio 2018, ha annullato il decreto con cui la Corte di Appello, a maggio 2017, aveva disposto, in riforma della decisione del Tribunale risalente a gennaio 2015, la revoca parziale della misura ablativa.

Nello specifico, il provvedimento oggi in corso di esecuzione ha ad oggetto:

  • quote societarie, capitale sociale e patrimonio aziendale di 8 società, operanti nel settore della compravendita di immobili, della costruzione di imbarcazioni, del commercio di energia elettrica, dei trasporti marittimi e delle holding (tra cui una società liberiana, titolare di una lussuosa villa sull’Isola di Cavallo in Corsica);
  • veicoli;
  • depositi bancari e polizze vita;
  • opere d’arte;
  • 43 unità immobiliari, site in Roma, Gradara (PU) e Olbia (SS).

Tra i citati immobili figurano un’abitazione di assoluto pregio, con vista sulla Fontana di Trevi – di 14 vani e del valore di mercato di circa 4 milioni di euro – e un complesso turistico composto da villette a schiera, fronte mare, nella splendida cornice di Olbia.

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