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Spaccio in carcere a Velletri, 33 arresti. Sappe: “Operazione fondamentale”

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Brillante operazione conclusasi nella giornata odierna, effettuata dalla Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Velletri, che ha permesso di portare alla luce gli occulti meccanismi finalizzati al traffico di stupefacenti all’interno dell’istituto penitenziario. Ennesimo risultato della Polizia Penitenziaria, sempre in prima fila al contrasto della criminalità”. A dare la notizia è Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Dalle indagini, effettuate con la collaborazione della Procura e dei Carabinieri di Velletri, è emerso che l’introduzione di droga all’interno del carcere avveniva tramite un sistema ormai collaudato, che consisteva nell’ occultazione delle sostanze stupefacenti, nello specifico hashish e cocaina, all’interno dei pacchi inviati ai detenuti dagli stessi familiari, tramite corriere postale. Le indagini si sono concluse con l’arresto di 33 persone, di cui 11 destinatarie di custodia cautelare in carcere e 22 ai domiciliari”. “Il SAPPE”, conclude Somma,“si complimenta con il personale di Polizia Penitenziaria di Velletri che, nonostante le tante quotidiane criticità, porta avanti in maniera indefessa la legalità all’interno del carcere”.

Il Segretario Generale SAPPE Donato Capece evidenzia che “il problema dell’introduzione di droga e telefoni in carcere è da tempo noto e conosciamo bene la sua portata che, al giorno d’oggi è davvero significativa e continua a crescere giorno dopo giorno. In particolare, per quanto concerne i telefonini ci preoccupa non solo il loro utilizzo per scopi illeciti all’esterno del carcere, come più volte riscontrato nelle attività di indagine che vengono svolte quotidianamente nei penitenziari e sul territorio nazionale, ma anche il vero e proprio commercio che è presente all’interno delle mura dove uno smartphone ceduto tra detenuti moltiplica vertiginosamente il proprio valore, diventando fonte di ingenti guadagni illeciti per chi riesce a gestirne il commercio”. Il leader del SAPPE rammenta che “dal 2020, introdurre un cellulare in carcere è un reato punibile con una pena che va da uno a quattro anni, ma il continuo aumento dei sequestri dimostra che non è un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno. A nostro avviso servono interventi concreti finalizzati ad attualizzare il concetto della pena e della sua esecuzione ai giorni nostri, alle tecnologie di oggi e all’attuale realtà penitenziaria, fatta – tra l’altro – di detenuti sempre più violenti e noncuranti delle più basiche regole di civiltà. È indispensabile quindi investire sulla formazione del personale nonché sulle dotazioni individuali e di reparto, affinché la Polizia Penitenziaria sia messa nelle migliori condizioni per poter assicurare allo Stato quello che forse è il più importante compito istituzionale affidatogli, cioè garantire l’ordine all’interno degli istituti di prevenzione e di pena, tutelandone la sicurezza, a tutto beneficio della collettività libera”. Droga e telefonini per introdurre i quali, in altre carceri italiane, vengono spesso usati anche i droni, “a conferma di tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza. Il compiacimento del SAPPE va al personale del Reparto di Polizia Penitenziario di Velletri”. Nel merito, Capece informa che è in corso di organizzazione territoriale “un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro, i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente al drone si devono accompagnare strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale.” Per questo l’auspicio del leader nazionale del SAPPE “è che presto anche il Lazio e Velletri possano disporre di un numero sufficiente di poliziotti, adeguatamente preparati, formati e specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che repressiva”.   

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