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Una lettera di un detenuto del carcere di Latina, corsista del Cpia, tra i 7 finalisti del premio letterario “Scrittodicuore”.

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“Lettera all’Italia”, di un detenuto della Casa Circondariale di Latina, corsista del Cpia, nella rosa dei sette finalisti Concorso nazionale di scrittura “Scrittodicuore” 2021 di Campobasso Una lettera che “come molte altre, contiene dei propositi, delle giustificazioni, dei rimpianti. Ma è vivida, pulita, veloce, senza frasi fatte. Arriva dritta al cuore e conquista il lettore”.

Con questa motivazione la giuria tecnica del Concorso nazionale di scrittura “Scrittodicuore” 2021 di Campobasso ha inserito la “Lettera all’Italia”, inviata da un detenuto della Casa Circondariale di Latina nella rosa dei sette finalisti.

Giunto alla sua quinta edizione, promosso e organizzato dal Comune di Campobasso e dall’Unione Lettori Italiani con la direzione artistica di Brunella Santoli e con la collaborazione della Direzione della Casa Circondariale di Campobasso nell’ambito di “Ti racconto un libro – laboratorio permanente sulla lettura e sulla narrazione 2021”, il premio Scrittodicuore, giunto alla sua quinta edizione, è destinato ai detenuti degli istituti carcerari del territorio nazionale.

Centinaia gli elaborati arrivati alla redazione del premio ed esaminati dalla giuria tecnica formata da Franco Arminio, Camilla Baresani, Anna Giurickovic Dato e Pino Roveredo. Anche se non ha conquistato i gradini più alti del podio, la “Lettera all’Italia”, scritta da Romulus Marius, si è distinta, ha saputo emergere.

Una gratifica importante per l’autore, per l’area pedagogica della Casa circondariale di Latina e per i docenti del Cpia 9, che ogni giorno mettono in campo la loro professionalità per interessare i corsisti in condizioni di ristrettezza a sperimentare il gusto della scrittura, della lettura, della conoscenza e delle arti.

Esprimono soddisfazione per il successo della “Lettera all’Italia” la direttrice della Casa circondariale, Nadia Fontana, il responsabile dell’area pedagogica, Rodolfo Craia, e la dirigente del Cpia 9,  Viviana Bombonati.

Quello tra la Casa Circondariale e il Cpia 9 (Centro provinciale istruzione adulti) è un rapporto istituzionale che prevede l’erogazione di corsi di alfabetizzazione e di primo livello finalizzati al conseguimento del diploma di terza media ai detenuti. Un rapporto che sta crescendo sempre di più nell’ottica di andare oltre la funzione retributiva della pena, esaltandone invece la funzione rieducativa.

In quest’ottica prenderà via a breve il progetto “Penna scaccia pena”, che vede la collaborazione della Casa circondariale, del Cpia 9 e degli uffici di giustizia riparativa e mediazione penale del Consultorio familiare Crescere insieme.

 

La lettera di Romulus Marius:

Carissima Italia,

chi ti scrive non è un cittadino italiano, ma un cittadino che tu hai adottato e che hai ospitato sul tuo territorio.  Sono arrivato in Italia nel 2005 e ho lavorato nel Lazio nel settore edilizio, metalmeccanico e termoidraulico fino al 2019, poi ho avuto un incidente di percorso e sono finito in una Casa di reclusione, dove tutt’ora risiedo.

 La mia vita non è stata facile, perché fin da bambino ho dovuto affrontare tante difficoltà come l’alcolismo di mio padre e la perdita di mia madre. Ho trascorso un’adolescenza amara fatta di tanti cambiamenti negativi, nonostante tutto ciò non ho perso la speranza di continuare a vivere una vita onesta.

 Non mi sono mai perso d’animo, mi sono rimboccato le maniche e ho sempre ricominciato da capo. Ho scelto di venire in Italia per avere una vita migliore, per scappare dagli affetti familiari che ormai erano diventati solo disgrazie e problemi.

 Non giudicarmi per questo, il mio sogno era di avere una vita decente, avere una famiglia unita e una vita che non ho mai avuto prima. Il destino ha voluto però che io cadessi in errore…ed è giusto che io paghi!

 Anche adesso come tante altre volte che ho affrontato delle difficoltà non voglio mollare, sono pieno di speranza nel profondo del mio cuore e sono sicuro che in futuro con l’aiuto del Signore e con il tuo supporto, mia amata Italia, riuscirò a superare tutto e a rialzarmi, riprendendo la mia vita.

 Ti scrivo questa lettera perché nonostante il mio ottimismo, ho paura di non riuscire ad affrontare la vita dopo ”il mio fine pena”, paura comune a tutti i detenuti che si chiedono come ricollocarsi in una società che non prevede un programma di reinserimento. Come si può pensare che una persona che ha scontato la sua condanna può ritornare alla vita normale senza l’aiuto delle Istituzioni?

 Ti chiedo con tanta umiltà, in nome di coloro che sono stati abbandonati e lasciati soli, di rivedere il processo di reinserimento sociale di dare una Speranza per il recupero della persona.

 Vorrei con tutto il cuore riprendere la mia vita quotidiana e lavorativa, riparare al danno che ho fatto e sono sicuro che con il tuo aiuto, mia amata Italia, ci riuscirò.

 Adesso ti lascio con un abbraccio caloroso e pieno di affetto.

Il tuo figlio adottivo.

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