E’ stata rinviata di 4 mesi l’udienza del processo sul caso della piccola Lavinia Montebove, investita mentre gattonava nel parcheggio di un asilo a Velletri nel 2018, quando aveva 16 mesi; oggi è in stato vegetativo. Nel procedimento sono imputate una maestra, titolare dell’asilo nido oggi chiuso dopo essere stato posto sotto sequestro (accusata di abbandono di minore) e, la donna che era alla guida dell’auto che ha investito Lavinia, accusata di lesioni colpose gravissime. E’ stato il legale di quest’ultima a richiedere il rinvio del processo per legittimo impedimento; l’imputata, infatti, ha partorito il 24 dicembre scorso.
“Ci aspettavamo almeno in parte questo rinvio – ha dichiarato all’agenzia AdnKronos il padre di Lavinia, Massimo Montebove, presente in aula – posso solo augurarmi che da maggio si proceda celermente per arrivare a sentenza entro l’estate. Ormai sono passati 5 anni da quel maledetto giorno che ha distrutto la vita di mia figlia e anche quella di tutta la nostra famiglia”.
“’Abbiamo affrontato 10 udienze dove si è visto di tutto, – ha proseguito – dalla vergognosa proposta di risarcimento di 1 euro ai tentativi della maestra di fronte alla telecamere dei tg nazionali di abbracciarci, dopo essere stata in silenzio per 4 anni, da testimoni inattendibili che abbiamo denunciato per le loro false dichiarazioni fino al fatto che l’asilo era fantasma, quindi non in regola dal punto di vista amministrativo – aggiunge Massimo Montebove – Per non parlare dei consulenti di parte proposti dalla difesa che hanno prodotto perizie imprecise sulla dinamica dell’incidente e delle affermazioni che come genitori abbiamo dovuto sentire con le nostre orecchie relative al fatto che Lavinia si sarebbe sottratta al controllo della maestra, come se in qualche modo fosse colpa sua. Cose fuori dal mondo. Ogni giorno devo ricordarmi di portare una divisa e di essere sempre stato una persona perbene grazie agli insegnamenti di mio padre e mia madre, perché davanti a tutto questo non è facile stare calmi. Siamo stufi, è vero, ma restiamo assieme alla mia compagna ancora fiduciosi nella giustizia”.